Lazio, senti Castroman: «I tifosi sono sempre nel mio cuore, e il gol in un derby mi consacrò»
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Lazio, senti Castroman: «I tifosi sono sempre nel mio cuore, e il gol in un derby mi consacrò»

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Lazio, l’ex biancoceleste ricorda con piacere il suo passato nella capitale e sottolinea con piacere il gol in un derby

Intervenuto ai microfoni di Tvplay, Castroman ha rilasciato alcune dichiarazioni ripercorrendo il suo passato alla Lazio. Ecco cos’ha detto l’ex calciatore

CASTROMAN – Non ho visto l’ultimo derby perché ora siamo in vacanza qui. È estate e siamo in giro. I tifosi della Lazio sono entrati nel mio cuore e grazie al mio gol nel derby è nata una fratellanza che mi ha fatto sentire sempre come a casa. Ero un ragazzino ma nonostante sia cresciuto i tifosi ci sono sempre stati e ogni volta che ritorno a Roma anche dopo 22 anni mi riconoscono e si ricordano tutti di quel gol. Ogni volta che c’è un derby lo fanno rivedere in tv ed è bellissimo. Ogni tanto vengo a prendere un caffè e c’è sempre un laziale che me lo vuole offrire. Sono stati giorni bellissimi a Roma

DERBY – Il mo gol nel derby? Fu un sogno. Ero in panchina e perdevamo 2:0. Avevo voglia di entrare e ci credevo. Mancavano 20 minuti e Zoff mi fa entrare. Ogni pallone che prendevo volevo saltare tutta la Roma e fare gol. Ho provato a trascinare la squadra e abbiamo spinto. Segnò un gol incredibile anche Nedved. Ci abbiamo creduto fino alla fine, quello era il terzo corner di seguito e pensai che se fosse arrivato il pallone avrei dovuto tirare subito. Era finita e vidi arrivare quel pallone e pensai “è questo”. Colpii la palla che attraversò i piedi di tutti e sapevo già come sarebbe andata. Ho ancora i brividi. È nella storia della Lazio

INIZIO CON LA LAZIO – Fu difficile all’inizio alla Lazio perché mi aveva chiesto Eriksson ma quando arrivai c’era Zoff. Si è rivelato però una persona magnifica. Ho dovuto convincere anche lui ma è stato bravissimo. Il resto è storia. Il mio pensiero per lui è di lottare fino alla fine, come ha fatto Mihajlovic. Pregherò la Madonna dall’Argentina anche per lui. Finché uno ha il cuore aperto deve lottare. Queste malattie purtroppo ci sono e nessuno è libero di nulla. Auguro il meglio e di non soffrire. Anche se non l’ho conosciuto lo abbraccio forte.

MANCINI – Mancini? Aveva un altro pensiero in testa riguardo la Nazionale. Non so cosa sia successo, ma ormai per la mia esperienza è un fatto dimenticato. La cosa più brutta è che sono dovuto andare via dalla Lazio. Io mettevo il cuore su tutto, avevo 23-24 anni, ma non andavamo d’accordo. Ho vissuto tante ingiustizie. Mi sono sentito come un cellulare, quando esce l’ultimo modello. Esce l’iPhone 15 e mi sono sentito come il 5, ma Mancini non mi ha detto le cose in faccia, siamo persone diverse. Se allenerò una squadra sarò sincero con tutti i giocatori dal primo momento. Io sono fatto così, ma il calcio no. Pure in Argentina o in Messico alcune cose non sono andate bene. A volte anche cose personali che vanno oltre il calcio, in quei casi andavo oltre e ricominciavo

PERSONE MERAVIGLIOSE – Oggi è così, quando ero alla Lazio erano tutti. Tutti quanti erano in nazionale argentina e quando partivano all’inizio rimanevo solo io a Formello, poi fui convocato anche io. All’epoca c’erano tutti i più forti in Italia, da Zidane a Nedved, ma poi Simeone, Seedorf. Alla Lazio ho trovato persone meravigliose e via Instagram mi sento ancora con qualcuno dei miei ex compagni

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