L'ANALISI DEL GIORNO DOPO - Cara Champions, anche quest'anno ci vediamo l'anno prossimo...
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Editoriale

L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Cara Champions, anche quest’anno ci vediamo l’anno prossimo…

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L’analisi di Lazio-Atalanta, terminata con il punteggio di 1-3 dopo le reti di Parolo, Zapata, Castagne e l’autogol di Wallace

La stagione non è ancora terminata, il campionato si. L’ultima becera figura è arrivata ieri, nella partita che porta via con sé anche l’ultima remota chance di qualificazione in Champions. La Lazio non viene condannata dall’aritmetica, ma da se stessa e dai soliti errori. Nemmeno si ricordano più le volte in cui i biancocelesti sono passati in vantaggio per poi essere raggiunti e addirittura superati. Oggi parlare di Wallace è come sparare sulla croce rossa. Pesano sulla sua testa i tre gol, ma è solo l’ultimo dei problemi della Lazio. Wallace non c’era a Ferrara, né tantomeno con Sassuolo e Chievo. Il problema non è il singolo, ma continua ad essere il collettivo. Un collettivo che non va più come un anno fa. Ora il salvagente si chiama Coppa Italia. Il paradosso dei paradossi è che, nonostante un ottavo posto in campionato ed un eliminazione ai sedicesimi di Europa League, alzando un trofeo la Lazio potrebbe salvare la stagione ancora in corso e renderla addirittura migliore della precedente.

PROBLEMI – Non è questo l’anno giusto: Immobile fa 14 gol e prende 9 pali. Luis Alberto è a 3 reti in campionato e Milinkovic solo a 4. In questa stagione, il caso ha voluto che tutti e tre i migliori interpreti offensivi, ‘toppassero’ clamorosamente. “Non è questo l’anno giusto” – questa è una frase che il tifoso laziale dice dentro di sé dal 2008 e a cui non riesce a dare una spiegazione. Una volta non si investe, una volta gli arbitri, una volta l’allenatore, una volta i calciatori, una volta la divisione delle curve. Ogni stagione viene caratterizzata da qualche incidente di percorso, che inizia ad agosto e finisce a maggio. Quando qualcosa cresce storto per la Lazio, non c’è possibilità di raddrizzarlo in nessun modo. Probabilmente c’è stata una sopravvalutazione generale della rosa, da parte di chi doveva intervenire per migliorarla e non l’ha fatto. Detto ciò, anche così, la Lazio non è inferiore qualitativamente a Torino e Milan, ragion per cui, essere eliminati dalla corsa Champions a tre giornate dalla fine, è sintomo di una stagione fallita da società, allenatore e calciatori. Basta alibi, è finito il tempo delle scuse e delle belle frasi sui social. Da Acerbi a Immobile, deve finire l’esaltare determinati calciatori fino a farli diventare degli intoccabili a cui va sempre perdonato tutto. Dei big non ce n’è uno che sta rendendo al suo livello ed è sbagliato, mai come in questo anno, prendersela con i comprimari. Il campionato la sua sentenza l’ha emessa ed è stata giustamente crudele con la Lazio, che mai come in questa stagione, non meritava l’approdo in Champions League. Ora la scialuppa di salvataggio è la finale di Coppa Italia. Una competizione in cui i biancocelesti sono stati perfetti e che oltre all’annoverare un altro trofeo in bacheca, consentirebbe ai biancocelesti l’approdo in Europa League senza passare dai preliminari, che oggi sono addirittura lontani due punti. Il fallimento più totale in due competizioni può essere alleviato da una coppa da vincere a ogni costo. Anche perché quella è l’unica che può alzare al cielo la Lazio, così come l’Europa League è l’unica competizione europea che può disputare. Si sogna la Champions, quando nemmeno si ha la certezza di entrare nella coppa minore. Bisogna rivedere un po’ le aspettative, iniziare a darsi una bella ridimensionata dalle parti di Formello, dove da inizio stagione è stato dichiarato come obiettivo primario il quarto posto. A metà anno poi, la brillante idea di definire questa squadra “una Ferrari”. Tutto male, tutto storto. E con te cara Champions, anche quest’anno arrivederci al prossimo…

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