De Siervo: «Inquietante il caso D'Onofrio. Infantino? No a lezioni di moralità da certi posti»
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De Siervo: «Inquietante il caso D’Onofrio. Infantino? No a lezioni di moralità da certi posti»

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Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, ha parlato della situazione degli stadi nel campionato italiano

Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, parlato a su Rai GR Parlamento della situazione stadi in Italia.

STADI QATAR VS ITALIANI – «Lo stadio di ieri è straordinario, ha un grande significato, con questa tenda beduina molto suggestiva, inoltre è uno degli stadi più all’avanguardia del mondo. Costruito, va ricordato, da un’azienda italiana. Al nostro Paese non manca nulla, se non la volontà politica: sono sicuro che il ministro Abodi, che tanto bene ha fatto al Credito Sportivo, ha motivazioni e competenza per sbloccare un tema fondamentale del nostro Paese, che non riuscirà a ospitare un grande evento sportivo se prima non riuscirà a sbloccare le lungaggini burocratiche che attanagliano club e comuni. Il messaggio che arriva dal Qatar è che si può fare, questo stadio è stato costruito in tre anni da un’azienda italiana: in condizioni che vanno verificate, ma si può fare. Questo mondiale non sarà più replicabile come modalità, anche perché si gioca tutto in pochi chilometri, anzi credo che si andrà sempre più verso eventi itineranti come l’ultimo europeo che abbiamo vinto».

INFANTINO «È un clima piuttosto rarefatto, i tifosi sono molto pochi: tutti i giornalisti hanno raccontato bene di come siano stati assoldati altri tifosi, cercando di coprire la difficoltà oggettiva di essere presenti. Questo è il mondiale più discusso di sempre, ciascuno può farsi un’idea. È sempre complicato trovare una modalità per discutere, l’ha fatto Infantino ieri con un discorso molto duro che personalmente non condivido, ritengo più condivisibili gli editoriali dei grandi quotidiani: lezioni di moralità fatti da certi posti suonano stonate. Credo che questo mondiale rappresenti l’occasione di riflettere per capire cosa vogliamo che sia il calcio. È un patrimonio che va sviluppato e difeso con scelte diverse in futuro».

D’ONOFRIO – «È una vicenda incredibile e inquietante. Non mi sento tranquillo, come Serie A seguiamo con attenzione e rispetto per chi sta indagando, ma questa cosa richiede spiegazioni convincenti. Se è vero quello che leggiamo e questa persona era una persona che trasportava i quantitativi di droga che abbiamo letto per delle cifre ridicole, mettendo a rischio se stesso, quello che rappresentava e la propria famiglia, viene difficile capire come potesse ricoprire certi ruoli. Non ho un’idea, non credo alle cospirazioni e alle leggende, ma vorrei capire com’è stato possibile e come per oltre 13 anni questa persona sia potuta crescere in confidenza e responsabilità, senza che nessuno capisse che persona fosse. D’Onofrio mi sembra un soldato, non un generale: è una persona che veniva mandata a picchiare o a prelevare droga, non aveva un’autonomia piena e questo preoccupa profondamente il sottoscritto e tutto il mondo del calcio. Non troverete mai nella mia vita una dichiarazione contro gli arbitri, chiedo soltanto un’analisi profonda perché il tema che viene analizzato è alla base del lavoro che svolgiamo noi tutti i giorni».

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