Coronavirus, Kolarov: «Non sono ottimista, gli italiani sono come i serbi...»
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Coronavirus, Kolarov: «Non sono ottimista, gli italiani sono come i serbi…»

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Il terzino della Roma, Aleksander Kolarov, ha commentato il momento che tutta l’Italia sta vivendo per l’Emergenza Coronavirus

A Sportklub.rs, Aleksandar Kolarov ha raccontato come sta fronteggiando l’Emergenza Coronavirus:

RIPRESA – «Il calcio non è una priorità in questo momento. E francamente non so come si possa ricominciare a maggio e finire entro il 30 giugno. Lo spero, ma non sono molto ottimista. Speriamo tutti che possa succedere. Vorrei scendere in campo prima possibile, ma dobbiamo ragionare. Considerando l’Europa League, dovremmo giocare 17 o 18 partite in due mesi. Fisicamente lo sopporteremo in qualche modo, ma vista la situazione in Italia non so come possa succedere. Nessuno può saperlo o pianificare qualcosa, non si sa quanto tempo potrebbe richiedere. In Cina, hanno messo le cose sotto controllo per quattro mesi e il loro regime è molto più rigoroso che in qualsiasi altra parte d’Europa. Anche se mi piacerebbe che si iniziasse a giocare, sono pessimista al riguardo». 

STARE A CASA – «Molti non hanno preso sul serio la situazione. Tutti dovrebbero essere responsabili non solo di se stessi, ma anche delle altre persone. Gli esperti stanno lavorando duramente per aiutare tutti noi. Dobbiamo essere responsabili. Se si dice che bisogna restare a casa, si resti a casa a casa. L’autodisciplina e il rimanere a casa possono risolvere questo problema. Se continuiamo così, non lo risolveremo. Se saremo disciplinati, invece, avremo bisogno di meno tempo per uscirne. Gli italiani mentalmente sono simili a noi serbi. Non riescono a capire bene la prima volta. Il coronavirus ha colpito inizialmente il nord d’Italia. Prima non c’erano casi al sud e ora ce ne sono come nel nord. L’hanno capito con calma, quando la situazione a Milano, Bergamo e Brescia ha iniziato a essere catastrofica. Ora le limitazioni sono molto severe e penso che saranno ancora più rigorose perché ci sono persone che non aderiscono alle misure prescritte».

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