Lazio, Pulcini: «Il Coronavirus sta morendo. CTS? Non ha ascoltato i medici del calcio»
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Lazio, Pulcini: «Il Coronavirus sta morendo. CTS? Non ha ascoltato i medici del calcio»

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Il direttore sanitario della Lazio Pulcini ha parlato dell’attuale situazione del calcio italiano ai microfoni di Radio Radio

La Lazio continua gli allenamenti a Formello in tutta sicurezza. Dal Governo però, non arrivano notizie definitive sul futuro della Serie A. Il direttore sanitario del club biancoceleste, Ivo Pulcini, ai microfoni di Radio Radio ha provato a fare il punto della situazione:

«Il Coronavirus sta morendo? Secondo me sì, perché la manipolazione ha prodotto un danno grave che riguarda non la letalità, perché la letalità come dice il Professor Tarro è dell’1% non è alta, il 90% delle persone affette guarisce spontaneamente; ma dalla contagiosità. L’elevata contagiosità che poteva far affluire nelle strutture sanitarie una quantità esagerata di persone. È difficile distinguere il codice rosso dal codice verde rischiando, come è successo purtroppo, di danneggiare le persone che avevano maggiormente bisogno proprio perché non avevano la possibilità. Per la legge dell’incompenetrabilità dei corpi, se un letto è già occupato non può essere occupato da un’altra persona».

GUERRA PSICOLOGICA – «La cosa peggiore è stata il terrorismo psicologico della disinformazione e la confusione ha creato del panico. Le persone al minimo accenno di febbre o di tosse si sono sentite ammalate e i vicini le hanno considerate già delle persone pericolose per il contagio. In un momento drammatico non c’è stata tanta chiarezza e la diagnosi non è stata fatta perché ci si è preoccupati più di fare le terapie che di fare la prevenzione, che invece è la cosa principale. Cosa che abbiamo fatto noi fin dall’inizio cercando di rinforzare le difese immunitarie perché in fondo partiamo da un principio: è vero che il virus è stato manipolato, è vero però anche che in questo periodo è mutato 33 volte diminuendo la sua aggressività e quindi ci mette meno paura, ed è altrettanto vero che se avessimo pensato a informare la popolazione su come rinforzare le difese immunitarie, quindi preparala al contatto con questo virus, la paura non esisterebbe. È un virus del raffreddore, non voglio banalizzare né mancare assolutamente di rispetto alle persone che hanno perso perfino la vita. Però purtroppo la medicina non è una scienza come vogliono farci credere, perché non sempre 2+2 fa 4».

L’ATTACCO AL CTS – «Non esiste la malattia, ma esiste il malato. Bisogna che il medico si riappropri della propria identità, della propria autonomia e della propria libertà. Perché non me lo deve dire il politico quello che devo fare. Ho le ultime linee guida del Comitato Tecnico Scientifico in cui si dice che i tamponi devono essere per la collettività, ma questo non è un problema della scienza, bensì della politica. È come un bel mosaico: ogni tessera deve stare al proprio posto, se ci si sposta c’è confusione e il mosaico non si identifica più. Il Comitato Tecnico Scientifico non ha voluto sentire la voce del medico del calcio che vive sul campo e non vive dietro una scrivania. Vive dove non c’è la scienza pura ma, c’è l’evidence based medicine, che cammina parallela a quella scientifica. Se si uniscono vanno a vantaggio della salute e della popolazione. La medicina non è una scienza; la medicina è un’arte. Per essere un artista purtroppo non basta la laurea. Altrimenti troveremmo tutto sui libri. Questo capita quando si fanno dei protocolli spesso dannosi. Se in qualche caso avessi usato il protocollo, il paziente sarebbe morto. Oggi la superficializzazione dei titoli è grave. Forse c’è il desiderio di creare questa confusione per dare spazio alle persone incapaci che occupano dei posti sbagliati, e se la domanda è sbagliata capite com’è risposta».

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