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2014

Lazio, tutto nella mani di Candreva: se il centrocampista non segna…

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Pioli ha trasmesso in fretta una fisionomia tattica ai suoi giocatori. La Lazio controlla quasi sempre le partite, spesso domina nel possesso (sabato a Verona con il 63%), imposta con la linea difensiva, predilige il fraseggio palla a terra e sviluppa l’azione in profondità. Più linee di gioco per riuscire a manovrare in verticale, l’attacco allo spazio e il movimento senza palla sono i principi a cui ispirarsi. Contano ancora più del modulo, a volte 4-3-3 solo per definizione. A Verona, soprattutto nel primo tempo, Mauri era libero di accentrarsi per dialogare con i tre mediani, Biglia si muoveva in posizione arretrata, dando in alcune circostanze la sensazione di giocare da terzo difensore centrale. Candreva attaccava a destra, spesso trascinandosi Basta a rimorchio. A sinistra Braafheid era altissimo. Le statistiche Opta non mentono: 10 cross sui 36 totali in 90 minuti della Lazio. L’olandese ha crossato più di ogni altro giocatore, compresi Candreva, Felipe Anderson e Keita, che di mestiere fanno gli attaccanti esterni. La sovrapposizione del terzino può essere un’alternativa di gioco. Nel primo tempo della Lazio era una costante. Significativo il dato di Mauri: neppure un cross, perché il tocco con cui ha liberato Parolo al tiro nel primo tempo deve essere considerato un appoggio: è arrivato nell’unica azione in cui si era posizionato come riferimento sulla fascia, pescato da un cambio gioco. Agli esterni Pioli chiede di accentrarsi, di entrare dentro al campo. Devono fungere da appoggio nell’avvio dell’azione, dovrebbero cercare l’uno-due con la punta o cercare profondità nei corridoi. Solo a destra Candreva riesce a dare ampiezza alla manovra con una costanza rilevante. «Almeno un giocatore largo lo abbiamo sempre. Non è importante se crossa Candreva, Braafheid o Mauri. Conta l’attacco alla profondità e che il pallone arrivi in mezzo all’area. Penso avremo crossato 60 o 70 volte» ha spiegato il tecnico nella pancia del Bentegodi. In realtà i cross sono stati 36 e la Lazio ha sfondato sulle corsie esterne con decisione solo nel finale, quando sono entrati Keita e Felipe Anderson. Un dato lo testimonia ed è il conto degli angoli a favore, 13 in totale di cui 8 nella ripresa e ben 6 nell’ultimo quarto d’ora. Per scelta o per mancanza di un vero padrone, quest’anno la Lazio attacca quasi niente sulla fascia sinistra e molto di più a destra. Lo racconta la storia del campionato, pronta a svelare la dipendenza da Candreva. La squadra di Pioli ha realizzato 21 reti in 13 partite di campionato. Come riporta Il Corriere dello Sport, Antonio ha firmato 2 gol, 7 assist ed è entrato da protagonista in 13 dei 21 gol segnati dalla Lazio. Al conto degli assist “ufficiali” sfuggono il cross per l’autorete di Alex alla prima giornata, il cross per Lulic sporcato da Moras nella partita con il Verona, il gol di Klose con il Torino nato da una punizione respinta da Gillet, la zampata del tedesco con il Cagliari dopo un tocco di testa di Lulic e il cross di Candreva. L’azzurro ha un’incidenza pazzesca. Decide come pochi altri giocatori nel campionato italiano e la lieve flessione di rendimento si è ripercossa sulla produzione offensiva della squadra. L’ultimo gol è stato firmato a Empoli da Djordjevic su cross di Candreva. Con la Juve non c’è stata partita, sabato al Bentegodi digiuno. Il cross più bello lo ha disegnato dalla linea di fondo Keita per Djordjevic, un attimo prima che il serbo lasciasse il posto a Klose, mai visto in area di rigore. Lo spagnolo e Felipe Anderson, allargando il gioco, hanno scatenato il forcing finale. Nell’ultimo quarto d’ora, distribuendo gli attacchi su tutte e due le fasce, è raddoppiato il conto degli angoli. In sintesi: l’organizzazione tattica va bene, ma il pregio non si può trasformare nel limite di rinunciare alla fantasia.

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