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Caro Patric, la presunzione non è Lazialità

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Disfatta della Lazio a Siviglia: la squadra di Inzaghi saluta l’Europa con tanti rimpianti. Ma purtroppo ci sono atteggiamenti che fanno più male di un’eliminazione

Un’eliminazione fa sempre male, soprattutto se poi ad un certo punto speri in un’impresa che non sembra più impossibile. Purtroppo quello tra Siviglia e Lazio è stato un match tra alti e bassi: prima il gol che taglia le gambe alla squadra di Inzaghi, poi la superiorità numerica, le tante occasioni da gol e infine la rete che chiude ogni discorso. Può essere riassunta cosi la sfida del Sánchez-Pizjuán. Ma quello che fa veramente male non è un’eliminazione precoce contro comunque una delle squadre candidate alla vittoria finale, ma l’atteggiamento di alcuni elementi che può ferire i 1000 tifosi presenti in Spagna o quelli davanti alla Tv. Noi laziali abbiamo sempre perdonato errori e sbagli, in campo può succedere di tutto e tutti siamo esseri umani. Un fuorigioco letto male, un gol sbagliato o un errore in difesa. Alla fine quello che conta è sempre metterci la faccia e dare tutto per la maglia. Una qualificazione vale meno della voglia e del sudore di chi scende in campo. Questa Lazio ci ha provato, ma purtroppo è andata male. Le assenze di alcuni elementi pesano eccome, poi ci sono giocatori che da un po’ sono fuori forma e poi ci sono quelli che scendono in campo per crescere e dimostrare di avere le palle per indossare la nostra maglia. Però non tutti ci riescono, perchè non tutti sono o diventeranno giocatori. C’è chi invece crede di essere già arrivato e di pretendere la luna, ma questa non è la vera lazialità, questi elementi non rispecchiano quei valori che sono stati rivendicati in tante occasioni in questi ultimi anni. Un giocatore che regala il gol del vantaggio alla squadra avversaria, gioca una partita orrenda e viene richiamato in panchina dal suo allenatore, si permette anche il lusso di mancare di rispetto ai suoi compagni di squadra, ai tifosi presenti allo stadio e a quelli a casa, quando la sua squadra stava ancora lottando in campo. Chi si crede già arrivato può andare via: la Lazio di oggi e quella del futuro ha bisogno di gente che crede veramente in questo progetto e che un giorno, almeno in parte, riuscirà a capire cosa significa essere laziali.

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