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Signori: «Tanti auguri a Gazza. Vi racconto chi era…»

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L’intervista a Beppe Signori che raccorda il personaggio di Paul Gascoigne, dei suoi scherzi e della sua esperienza alla Lazio

Nel giorno del compleanno di Paul Gascoigne non si poteva non chiedere un parere a Giuseppe Signori. L’ex bomber della Lazio, ‘Gazza’ lo conosce a meraviglia, ci ha tenuto a mandare gli auguri tramite i microfoni di Radio Incontro Olympia: «Innanzitutto, tanti e tanti auguri per i suoi 50 anni. Speriamo che riesca a viverne ancora tanti. Gliene auguri altri 50 nella speranza riesca a risolvere le problematiche degli ultimi anni. È un ragazzo che ha sempre cercato di dare il massimo, essendo positivo con gli altri. Forse questa sua generosità l’ha pagata frequentando persone che l’hanno portato a fare degli sbagli. È stato sempre dipinto come uno che beveva ma non era assolutamente così. Quando ci frequentavamo e magari si faceva tardi quella sera era il primo poi a presentarsi a Tor di Quinto, tirando il gruppo. Non risentiva di quando si beveva un po’ di più, noi invece non eravamo abituati. Aveva grande voglia e spirito di sacrificio. Ha fatto cose importanti e poteva fare di più. Nonostante la vita senza regole abbiamo visto il campione che era».

I RICORDI DI SIGNORI – «Mi ricordo il Gascoigne dei Mondiali Italia ’90. Ovvio che l’infortunio prima di venire a Roma l’abbia condizionato. La vita è fatta di momenti e certe volte di sfortuna. Era l’ultima partita e probabilmente avrebbe cambiato destino e carriera di Gazza». Tanti poi gli aneddoti sull’inglese: «Lui passava dall’essere serio, a fare lo scherzo più incredibile magari prima della partita più importante. Cercava di sdrammatizzare tutti i momenti. Non si sapeva quale poteva essere la sua reazione o la sua burla. Eravamo sempre molto tesi e sull’attenti. Mi trovai una razza completamente sopra il parabrezza, aperta, che mi copriva la visuale. Delle ali enormi. All’epoca si usavano le targhe in cartone, e Manzini aveva appena comprato la macchina. Gazza puntualmente gli cambiava le lettere e i numeri. Tutte cose impensabili ma che se lui intravedeva, faceva. Col sorriso sulle labbra. Lui non accettava che un giovane avesse un atteggiamento altezzoso. Tu ancora ne devi fare di strada, è giusto che corri e ti sacrifichi. Questo era il suo pensiero verso i 18 anni». Infine il periodo alla Lazio: «Innanzitutto era un campione di calibro mondiale. Sicuramente anche per lui che era dopo la Regina di Inghilterra la persona più famosa, l’impatto fu incredibile. I giornalisti fecero a botte, calpestandosi per riuscire ad avere una foto. Erano obbligati ad averla. Capisco che tutto questo creava armonia ma anche grande stress. A livello mediatico non aveva una vita tranquilla. I fotografi gli erano addosso, ha avuto poco spazio nel privato». La chiusura con un messaggio: «Gli direi che vorrei rivederlo in forma come 4-5 anni fa a Malta per l’amichevole Inghilterra 90-94 vs Italia 90-94. La speranza è che riesca a ribaltare le sorti che gli ha riservato la vita. Ha sempre fatto del bene agli altri».

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