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C’è ricrescita, non c’è rivincita! Senad Lulic, l’uomo chiamato storia

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Nel giorno del compleanno di Senad Lulic, vogliamo ricordarlo così: come l’eroe del 26 maggio 2013, entrato inevitabilmente nella storia della Lazio

Tanti personaggi sono passati da queste parti: presidenti, allenatori, calciatori. Pochi sono stati in grado di lasciare un ricordo, bello o brutto che sia. Quel ricordo che inevitabilmente vuol dire storia, passata o recente, ma comunque storia. La storia è come un ricordo, non si può toccare, non si può rivivere, ma è lì, indelebile, nessuno la può cancellare e tutti la possono studiare. La storia ti tormenta, soprattutto se di Storia sei privo e in Geografia praticamente ignorante. Soprattutto se ti vanti di essere padrone di una città, che Storia e Geografia dicono non essere tua. Qui subentra un altro fattore, anzi il fattore. Un fattore di nome Senad che quasi 4 anni fa, mise le cose in chiaro. Lui era lì, al posto giusto nel momento giusto e ha fatto una cosa semplice, talmente semplice da sembrare normalità: due squadre che si giocano una città e guarda caso, a vincere sono stati quelli nati prima e simbolo dell’impero romano. Non è un fenomeno, non è lo è mai stato. Non è tecnicamente eccelso, ogni qualvolta arrivi un nuovo allenatore, sembra essere l’ultima ruota del carro, ma poi alla fine, di quel carro ne prende il timone. Lui sa mettere la corsa e la grinta dove gli altri mettono la tecnica e questo non è per niente facile. Lui è quel giocatore che in 90 minuti si fa amare e odiare: perde palla al limite dell’area, ma è sempre il primo ad andarla a recuperare. Come a voler dire: «Io questo sono, ma per voi cerco di essere migliore».

Tu Senad per noi sei già il migliore, il tuo compleanno è oggi, ma il giorno in cui vieni magnificato è sempre lo stesso: il 26 maggio 2013. Una data ormai diventata un’etichetta indelebile. Non si usa dire: «La Lazio ha vinto la Coppa Italia nel 2013». Molto più frequente sentire: «La Lazio il 26 maggio ha vinto la Coppa Italia contro la Roma». Quel giorno è diventato come un secondo compleanno sia della Lazio che tuo caro Senad. E poi diciamocela tutta: la Lazio di gennaio è nata il 9, tu il 18. Esattamente il doppio, come a voler rimarcare la tanta grandezza. Non è un caso, non è una coincidenza, è solo un incontro tra due realtà diventate storia in modo diverso, ma così uguale. Questo fa parte della storia, ora però c’è il presente. Il presente li tortura, non li fa dimenticare, perché ogni anno, da quel 2013, fino a quando camperanno, si ricorderanno sempre di quel minuto 71. Si ricorderanno di Ledesma che batte per Mauri, che a sua volta serve Candreva. Di un Lobont impreciso e di un Marquinos fuori tempo. E poi infine si ricorderanno di te, perché tu sei il simbolo, tu sei STORIA.

Quella storia iniziata il 26 maggio di quasi 4 anni fa e destinata a durare in eterno. Gli hai tolto una coppa che sentivano già loro. Gli hai scucito sul petto una stelletta da tanto sognata. Gli hai tolto il sogno di una vita e lo hai donato a noi. Tu sei storia Senad e da quel giorno di compleanni ne puoi festeggiare due: il giorno in cui sei nato e il giorno in cui li hai fatti morire. In molti dall’altra parte si sono lamentati vedendoti in campo dopo dei “presunti insulti razzisti”. Per loro non meriteresti di stare in campo, perché certe cose non si fanno. Appunto, tu non meriteresti di giocare, perché chi ha commesso un crimine come il tuo, non deve stare a piede libero. Ogni volta che ti vedono, ogni volta che sentono il tuo nome, loro soffrono, anche se non lo diranno mai. Ripensano a quel giorno, invidiandoci la vittoria, anche se non lo diranno mai. Ci rinfacceranno altri derby, anche se non ammetteranno mai che per quello, gli roderà sempre. Di questa squadra sei la guida, di questa città padrone, di questa storia il simbolo. Per sempre insieme, come quella coppa che anche fra 2000 anni, sarà dentro quella bacheca. Grazie Senad! Tanti auguri uomo chiamato storia!

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