Lotito all'Antimafia: «Prendere la Lazio è stata una sfida. Vivo le contestazioni con serenità» - Lazio News 24
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Lotito all’Antimafia: «Prendere la Lazio è stata una sfida. Vivo le contestazioni con serenità»

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Lotito è intervenuto davanti all’Antimafia, per parlare della criminalità organizzata presente nel calcio e ne ha approfittato per parlare della Lazio

Il presidente Lotito è intervenuto a margine dell’evento: «Grazie della possibilità di fare una disamina di questo mondo che, come dire, è un mondo un po’ particolare. Le persone che non vivono all’interno del sistema probabilmente hanno una visione completamente diversa perché etichettano tutti come tifosi. Tifoso significa appassionato, ma poi all’interno dei tifosi ci sono delle persone che delinquono in modo comune. Adesso dirò alcune cose senza timore di essere smentito. Senza falsa modestia io sono stato il primo che ha assunto una posizione molto chiara, che ha fatto una scelta di campo: tra il consenso e la legalità io ho scelto la legalità, assumendomi poi tutte le responsabilità e le conseguenze che poi ne sono derivate ai fini della sicurezza personale, della famiglia e quant’altro… Oggi a posteriori ritengo che sia stata una scelta giusta e una scelta che può essere perseguita da tutti quanti e che può portare a dei risultati concreti come è accaduto per la Lazio. Quando io sono entrato nella società nel 19 luglio del 2004 ho ereditato una società che fatturava 84 milioni, ne perdeva 86,5 e aveva 550 milioni di debiti. Ma che c’entra questo? C’entra perché valeva 1070 miliardi e il sottoscritto entra comprando il 25%, mettendo, all’epoca, 50 miliardi di lire, e poi alla fine, con la crescita all’interno del mercato, sono arrivato ad avere circa il 70%. Quindi mettendo circa 150 miliardi personali – che significa che afferiscono alle banche e quindi all’obbligo di ristornarli – ho preso circa 1070 miliardi. Perché l’ho fatto? Perché a me piacciono le sfide, tutti la consideravano una sfida impossibile, io l’ho considerata come una sfida al limite, come gli sport estremi. Pare che i risultati poi mi abbiano dato ragione perché oggi la Lazio ha un rating dal punto di vista economico tra le migliori del campionato italiano. Soprattutto ha avuto una crescita patrimoniale consistente che permette di renderla autonoma e di non dover sottostare a ricatti e quant’altro».

 

TIFOSI E CONTESTAZIONE  – Lotito continua: «Dal punto di vista dell’ordine pubblico, dopo tre quattro giorni che sono entrato, la dirigenza dell’epoca mi disse che avrei dovuto incontrare i tifosi. Io onestamente, avendo tante attività che si interfacciano con le forze sindacali dei dipendenti, pensavo fosse il sindacato. La cosa che mi lasciò perplesso fu quando mi chiesero se volessi incontrarli a Formello o da qualche altra parte. Io scelsi di incontrarli per strada e gli diedi appuntamento davanti al cinema Adriano. Questi sono tutti atti presenti al tribunale. Si sono presentati 3 soggetti, uno in arte Diabolik. Si sono presentati e questo m’ha detto “piacere, Diabolik” e io ho risposto “piacere, ispettore Ginco. Allora quello mi guarda e mi fa “ ma come ispettore Ginco?”. E io gli faccio “ eh sì, te stai dalla parte dei ladri e io delle guardie”. Lui mi ha fatto capire determinate cose, un uso e costume del sistema, di come funziona per le trasferte e per le coreografie. All’epoca l’ammontare era di 25.000 euro a partita e 2 miliardi l’anno per il valore commerciale dei biglietti. Io ovviamente non ho dato la mia autorizzazione e lì sono iniziati i problemi. Questi problemi, ci tengo a chiarirlo, sono nati anche su spinta del territorio, perché nel momento in cui la Lazio fece la sua transizione dalla palude della certezza del fallimento si cominciò a pensare che quello sarebbe potuto essere un affare». Poi sulla contestazione Lotito aggiunge: «Allora si sono innescati tutta una serie di meccanismi, perché poi, questo bisogna dirlo, alcuni tifosi, o meglio, alcuni soggetti diventano anche strumento di pressione da parte di chi ha interessi di altra natura. Quindi sono iniziate una serie di situazioni pesanti che avrebbero indotto chiunque a scappare di notte. Io sono stato il primo a effettuare la sterilizzazione dei panni, perché temevo ci potessero essere dei contagi o qualcosa del genere, quindi mi misero una bella lavatrice fuori dal cancello. Poi mi fecero scaricare un camion di sterco di cavallo davanti casa e dovetti chiamare una ruspa. Poi ci furono affissioni in tutta Roma, minacce e poi una sera mi misero anche delle bombe. Tutte queste cose hanno prodotto una serie di evoluzioni di carattere giudiziario che hanno condotto a 2 anni di misure cautelari per i capi a condanne a 4 anni e 8 mesi per estorsioni e una serie di altre cose. Ma io sono stato sempre inflessibile su tutto. Quando sono entrato nel tribunale di Roma c’erano 300 persone e sono dovuto entrare con 30 uomini di scorta dalle porte laterali per paure di sommosse. Questa è gente che sa mobilitare contro di me tantissimi persone. L’ultima protesta l’hanno fatta qualche mese fa a Piazza Santi Apostoli ed erano 1500 persone. Io ormai sono abituato a vivere con serenità queste situazione. E in quell’occasione ( processo) sono entrato sul banco dei testimoni e ho assunto l’atteggiamento di chi voleva dire come stessero le cose, senza accusare nessuno, ma dicendo come stavano le cose».

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