Editoriale

L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Non ci sono più dubbi: la legge di Murphy è stata scritta dopo un Genoa-Lazio

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L’analisi di Genoa-Lazio, terminata con il risultato di 2-1 grazie ai gol di Badelj, Sanabria e Mimmo Criscito

Genoa, Lazio e la sfortuna cosmica che si accanisce sempre e solo verso una squadra. Di episodi ne è piena la storia, di partite tragicomiche anche. Ieri al ‘Ferraris’ è andato in scena soltanto l’ultimo atto di una partita maledetta, sponda biancoceleste. Vedi il Genoa e poi…Ecco puntuale la legge di Murphy, che quando si affrontano le due squadre, si avvalora sempre più. Ovviamente la direzione è sempre quella. Di gol subiti oltre il 90’ contro i rossoblù ne ricordiamo tanti, ma come se non bastasse in ogni gara a farla da padrone sono gli innumerevoli infortuni. Da quello di Gentiletti, a quello che costò la carriera a Brocchi. Ieri per fortuna non si è fatto male nessuno, anche perché sarebbe stato difficile considerando l’infermeria già piena zeppa. Questa volta la malasorte si è portata avanti con il lavoro, costringendo la Lazio a presentarsi nel capoluogo ligure senza 10 calciatori di movimento. Inzaghi e i suoi ragazzi stavano riuscendo nell’impresa di raccogliere punti, che a un quarto d’ora dal termine erano addirittura tre. Poi, il copione si è ripetuto. La jella ha continuato ad accanirsi con la Lazio, la fortuna ha continuato a baciare il Genoa. Baciare, è questo il verbo giusto per riassumere gli avvenimenti della partita. La palla di Criscito “bacia” il palo ed entra dentro, ma la traversa della porta difesa da Radu non fa lo stesso con la splendida conclusione di Badelj. Epilogo? Sempre lo stesso. Come ogni Genoa-Lazio ha insegnato, nei giorni successivi alla partita si contano gli infortuni, le occasioni fallite e si recrimina per l’innumerevole dose di fortuna con la “C” maiuscola, che mai lascia sola i rossoblu.

JELLA – Inzaghi conta, poi riconta e conta di nuovo. Più passano i giorni, più diminuiscono i calciatori. Sta diventando una barzelletta, perché oramai nessuno riesce più a disperarsi. La Lazio di Genova sembrava una squadra improvvisata, con soli 13/14 calciatori di movimento da mettere per lo più fuori ruolo in una o più partite. Quando la formazione titolare è piena zeppa di seconde linee e gli unici cambi a cui poter attingere sono Bruno Jordao, Pedro Neto, Caicedo e Lucas Leiva con una caviglia gonfia, viene da se che le chance di vittoria siano quasi inesistenti. Invece con la solita grinta e tenacia, trasmessa dal mister alla squadra, i ragazzi in campo disputano una partita da applausi, quasi perfetta. Lo sarebbe stata se Ionut Radu non si fosse ricordato di essere un portiere, allungandosi su Correa per negargli il gol dello 0-2. Lo stesso estremo difensore che qualche mese fa a San Siro, regalava i tre punti al Milan all’ultimo secondo con un’uscita sconsiderata. Purtroppo va così, questo sicuramente non è un anno fortunato per la Lazio e i segnali sono tanti. Dall’inizio dei sorteggi in Europa League, senza dimenticare il Siviglia pescato nei sedicesimi, per finire con le tante partite non portate a casa per mala sorte o altro. Perché poi non è soltanto quella a punire i biancocelesti, però è incredibile come la squadra d’Inzaghi non abbia mai margine d’errore. Al primo sbaglio viene sempre punita. Con la Sampdoria ad esempio, dopo il vantaggio d’Immobile nei minuti di recupero, tutti pensavano la partita fosse finita. Poi sull’azione del gol ci sono stati tanti errori dei calciatori della Lazio, che puntualmente è stata punita da Saponara, il quale quel gol probabilmente non lo farà più per il resto della vita. La sfortuna non è un alibi, ma non si può neanche far finta che non ci sia. Si può preventivare certo, ad esempio questa serie di infortuni non può essere casuale, però questi accadono in tutte le squadre, soltanto che alla Lazio come avvenne al Milan qualche mese fa, si sono concentrati tutti nello stesso periodo. In questi giorni tutti inveiscono contro Tare e Lotito per colpa di un mercato di gennaio non all’altezza senza un motivo logico. Che cosa avrebbero dovuto fare? Comprare 110 giocatori e sognarsi che da lì a poco ci sarebbe stata un’epidemia? Il momento è delicato, la stagione si sta complicando e le polemiche, per lo più futili non aiutano. Si gioca ogni tre giorni e la Lazio, si spera ancora per parecchio, è l’unica italiana ancora in lotta su tre fronti. Senza mezza squadra, con poche energie rimaste, ma sempre a difesa di una maglia fino all’ultima goccia di sudore. Come è stato fatto con il Siviglia e ripetuto a Genova.

SINGOLI – Se ne parla sempre male e sproposito dei panchinari della Lazio, che ieri hanno colto l’ennesima occasione per rispondere presente. Sarebbe facile ora parlare dopo aver visto il risultato, ma non bisogna farsi fuorviare da una partita girata casualmente in favore del Genoa, in un periodo nerissimo. Alzi la mano chi si attendeva una partita così attenta di Patric, oppure un Cataldi in grado di correre per 95 minuti senza sosta, oppure un Badelj versione goleador vicino alla doppietta. Sono soltanto tre esempi di un gruppo in difficoltà che vuole uscirne tutto insieme. Le partite sono tante, gli uomini sono pochi. E quelli che hanno l’aquila sul petto, sono uomini veri. Milan Badelj sembrava essere un corpo estraneo alla squadra e invece ieri ha lottato come il primo tifoso della Lazio, rispondendo a tutti coloro i quali, lo vedevano partente a gennaio. Un ragazzino trattato da due anni come un oggetto più che come un calciatore, è entrato in campo a 20 minuti dal termine e ha dato il fritto. Era l’esordio assoluto per Bruno Jordao, entrato nel momento più complicato della stagione, ma come il connazionale Pedro Neto, si è subito calato nella realtà e ha fatto ciò che era nelle proprie possibilità. Poi con la grinta e la voglia non si arriva dappertutto nel calcio, uno sport dove alla fine a farla da padrone è la qualità tecnica. Quelle dei calciatori della Lazio le conosciamo più o meno, ma stiamo parlando delle seconde e terze linee. Ieri in molti facevano la loro seconda da titolare, o come Bruno Jordao l’esordio assoluto. Che cosa si può rimproverare a questi ragazzi? Stanno dando il 110% ogni giorno e la dea bendata non sembra voler premiare nessuno sforzo, anzi, quando può andarti male una cosa, te ne vanno male due. Ora le polemiche vanno messe da parte e va ritrovato l’entusiasmo. Nella squadra e nei tifosi. Nulla è compromesso, tutto si può aggiustare a partire dal risultato di mercoledì. Perché chi non crede nella rimonta, non parta per niente per Siviglia o non accenda la tv. Il diktat fondamentale di tifosi e calciatori che indossano questa maglia, da 119 anni è sempre stato lo stesso: NON MOLLARE MAI!

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