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“Nebeskoplavi”, un fondatore Marković: «Lazio, stile di vita che va tramandato». E con Milinkovic…

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L’intervista esclusiva a Željko Marković, uno dei fondatori del club «Nebeskoplavi». Lo speciale tifoso croato ha parlato del gruppo e del rapporto con Milinkovic-Savic

Tifare Lazio non è una moda, non lo è mai stato. Ai suoi albori, la squadra biancoceleste riguardava esclusivamente l’élite romana, era la società che permetteva ai cittadini più ricchi di poter far parte del mondo dello sport. A circa un quarto di secolo la sezione calcistica della Polisportiva ha assistito alla creazione di un’altra squadra, o meglio all’unione delle altre squadre capitoline: in seguito alla nascita dell’A.S. Roma, la S.S. Lazio (che nel 1927 per volere del generale Giorgio Vaccaro rifiutò la fusione) divenne così simbolo di distinzione, una passione che si iniziò a trasmettere per tradizione di padre in figlio, non quindi un facile modo per omologarsi alla società. I grandi risultati ottenuti poi, a cavallo degli anni Novanta e Duemila durante la presidenza di Sergio Cragnotti, hanno permesso alla società di acquisire grande fama anche oltre i confini italiani. Negli scorsi mesi Lazio News 24 vi ha già raccontanto le testimonianze dei fondatori di diversi club presenti in Europa e in Asia, ma non ha interrotto la propria ricerca e questa volta ha contattato i ragazzi del «Nebeskoplavi». Željko Marković, uno dei fondatori del club, ha spiegato ai nostri microfoni come è nata l’idea di fondare il gruppo: «Tutto è partito da un forum nato sul web nel 2008, chiamato appunto Nebeskoplavi (in serbo significa Biancocelesti, ndr), a cui hanno preso parte molti tifosi presenti in tutti gli stati dell’ex Repubblica di Jugoslavia: Croazia, Serbia, Slovenia, Bosnia e Herzegovina, Macedonia e Montenegro. Poi ci abbiamo riflettuto e siamo passati dal virtuale al reale, creando un vero e proprio club con annessa pagina Facebook per poter parlare di Lazio. Siamo tutti abbastanza distanti l’un l’altro, per questo nella quasi totalità delle volte ognuno segue le partite da solo. Io ad esempio abito a Pola in Croazia, ma circa due volte l’anno ci riuniamo tutti a Koper (Capo d’Istria, ndr) in Slovenia, dove possiamo assistere al match».

TRASFERTE PER LA LAZIO E MILINKOVIC – Lo speciale tifoso ha spiegato poi cosa significa per lui tifare Lazio e quali rapporti ha il club con i calciatori slavi presenti nell’attuale società: «Per me è uno stile di vita che ho tramandato a mio figlio Deni, anche lui lazialissimo. Inoltre avere un fans club nel mio paese è un aspetto di cui ne vado molto fiero. Spesso vengo a Roma per seguire le partite, ero presente infatti anche al derby d’andata di Coppa Italia. La Lazio ha giocato un match perfetto, la squadra ci ha messo il cuore e si è notato in campo. Sono comunque molto legato ai ragazzi, visto che in rosa ci sono molti serbi, un bosniaco e anche un croato. Ho un ottimo rapporto soprattutto con Sergej Milinkovic-Savic, siamo spesso in contatto e mi ha regalato la maglia che ha indossato il giorno del derby, un regalo che ha reso davvero felice il mio figlioletto».

CAGLIARI E DJORDJEVIC – Il fondatore del «Nebeskoplavi» ha commentato infine la brutta prestazione mostrata domenica al Sant’Elia e ha espresso il proprio parere sul ‘Cobra’ della Lazio: «Ho visto la gara, ma non avrei dovuto farlo. E’ difficile commentarla, non è stata messa sul terreno di gioco la solita grinta. Forse i giocatori hanno accusato un po’ di fatica, ma ho notato poca motivazione nel portare a casa i tre punti. Djordjevic? Filip è un bravo ragazzo, ma secondo me la sua esperienza alla Lazio è terminata. Non lo vedo per nulla motivato nel momento in cui viene chiamato in causa». Željko ha spiegato a parole come vive la propria passione, ha mostrato di essere un esempio anche per molti tifosi laziali che abitano a Roma, i quali spesso dimenticano come sostenere i colori biancocelesti sia in realtà un grande privilegio.

Rocco Fabio Musolino – Lazio News 24

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