Editoriale

Letale, cattiva, determinata: la Lazio è tornata a divertirsi e a divertire

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L’analisi di Lazio-Steaua, finita 5-1 con l’approdo agli ottavi della squadra di Inzaghi che affronterà nel prossimo turno la Dinamo Kiev

Rimonta completata dopo 35 minuti e partita mai in discussione. La Lazio si complica la vita nella gara d’andata e impiega solo un tempo per mettere la qualificazione al sicuro in quella di ritorno. Anderson e Immobile mandano in tilt la difesa avversaria, per non parlare degli inserimenti di Luis Alberto… Squadra a trazione anteriore a cui lo Steaua non riesce a prendere contromisure. Arrivano palloni da tutte le parti, con la Lazio che nella prima mezz’ora spreca l’impossibile. Troppo superiori così come mostrato nei 90 minuti dell’andata, dove soltanto la sfortuna bloccò i biancocelesti sull’ 1-0. Il ritorno è stato eloquente: pratica archiviata dopo un tempo e tanto divertimento. La Lazio bella, sfrontata e senza paura, sta tornando!

OFFENSIVI AL MASSIMO – Non c’erano altre soluzioni per i biancocelesti, la necessità era quella di trovare il gol sin dai primi minuti, allora Inzaghi disegna una squadra d’assalto. L’intenzione del tecnico era quella di attaccare a pieno organico qualora ce ne fosse stato bisogno, con due dei tre difensori pronti a sganciarsi per andare in zona offensiva. Lo dimostra la scelta a sorpresa di Patric: piedi e corsa di un terzino spagnolo, perfette caratteristiche per una gara in cui bisogna attaccare e agli avversari non resta che il contropiede. Dall’altra parte c’è Caceres che all’andata aveva spinto molto pur essendo un difensore; basti pensare all’incredibile gol fallito sulla linea di porta. Inzaghi dovendo rimontare ha messo più palleggiatori possibili in campo, così da poter eventualmente attaccare con ben 9 uomini in grado di entrare nell’area avversaria. Per fortuna non ce n’è stato bisogno. La Lazio è sta brava a mettere le cose in chiaro sin da subito, annullando la Steaua, impotente al cospetto di una corazzata così determinata. Gol a ripetizione e bocche che tornano a sorridere. La tripletta di Immobile, un Felipe Anderson tornato in versione fenomeno. L’abbraccio con Inzaghi al momento della sostituzione, che manda in archivio il disguido di qualche settimana fa. Tutti ingredienti che trasformano una normale serata in indimenticabile, con la pioggia a fare da cornice.

TOP 10 – Ciro non si ferma, Ciro supera Inzaghi. 57 gol segnati in biancoceleste contro i 55 del mister e tra i 10 marcatori più prolifici della storia della Lazio. Primo italiano a segnare una tripletta in Europa League che vuol dire un altro pallone da portare a casa per Giorgia e Michela. Che dire… per Immobile parlano i numeri. 31 reti in 31 partite, statistiche da top player. Il paradosso nei paradossi? Ieri il bomber campano era alla sua prima presenza da titolare in Europa League. Non sarà sicuramente l’ultima vedendo i risultati. D’ora in avanti le cose si faranno sempre più complicate e Inzaghi difficilmente rinuncerà al suo miglior realizzatore. Ora le partite saranno tante, potrebbero essere sempre di più se la Lazio sarà brava a vincerle tutte e Ciro di stare in panchina non vuole proprio saperne. Rabbia, grinta e senso del gol lo hanno reso oggi uno degli attaccanti migliori al mondo, in grado di lottare rete su rete con Cavani e Kane per la scarpa d’oro. Inzaghi gli ha dato nuove motivazioni e quella forza di ‘non mollare mai’ che solo i laziali hanno dentro. Due ammonizioni prese tra andata e ritorno per protesta possono sembrare eccessive, ma sono la fotografia del carisma e della personalità di Ciro Immobile. A perdere non ci sta mai, così come tutti i suoi compagni a cui l’allenatore ha inculcato nella testa una mentalità vincente. Aspettando il verdetto del ritorno della semifinale di Coppa Italia, l’Europa League resta un’opportunità di soddisfazioni da coltivare e alimentare turno dopo turno. Analizzare i singoli in una squadra come la Lazio forse è sbagliato, ma con Luis Alberto alle spalle di un Felipe Anderson e un Immobile così, è impossibile non sognare in grande. Ah, per chi se lo fosse dimenticato, in panchina c’era Milinkovic, un signore da 100 e oltre milioni.

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