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Un ‘nuovo acquisto’ venuto dal cuore: Crecco e Inzaghi, un rapporto speciale che parte da lontano

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L’ultimo giorno di mercato non ha regalato colpi in entrata, ma il rientro alla base di un giovane, cresciuto da Inzaghi: Luca Crecco

Un ritorno inaspettato, per molti inadeguato. Un rientro alla base dopo 72 partite in Serie B spalmate in 4 anni. Luca Crecco lascia Avellino e fa ritorno nella Formello che lo ha visto crescere, maturare, migliorare. Quella Formello che da ragazzo lo ha trasformato in uomo. Dopo aver esordito con la maglia della Lazio il 15 aprile del 2013, non in una partita come tante, ma contro la Juventus, resta a disposizione della prima squadra fino alla stagione successiva, che lo vedrà di nuovo in campo a Verona contro il Chievo. Dei tanti gioielli sfornati dal vivaio biancoceleste, Luca è stato il primo a conquistare la ribalta, per poi andare a farsi le ossa fuori: Ternana, Lanciano, Modena, Trapani ed Avellino. Tutte tappe che hanno arricchito il bagaglio di esperienze di un giovane di soli 21 anni, conosciuto al pubblico laziale dal lontano 2013. Solitamente un giovane in rampa di lancio, viene aggregato in prima squadra, durante il secondo anno di Primavera, lui invece è entrato a far parte della Lazio di Petkovic, non ancora maggiorenne, esordendo in A, all’età di 17 anni. Una storia che parte da lontano la sua: correva l’anno 2007, quando il destino di Luca, di un bambino di 12 anni, si mescola con i colori biancocelesti; il club di Lotito, lo rilevò dall’Ottavia per farlo crescere nel proprio settore giovanile, per poi blindarlo in seguito fino al 2019. Molti ragazzi vengono acquistati poco più che bambini, ma pochi diventano ragazzi e poi uomini, mantenendo sempre la stessa maglia. Crecco con la Lazio ci è cresciuto, l’ha sognata e dopo aver iniziato il cammino tra i grandi 4 anni fa, ora può finalmente continuare il sogno. Proprio da lì dove si era interrotto, perché è lì che i sogni prendono la forma della realtà. Con un’aquila sul petto e un mister come padre, è tutto più facile.

UN RAPPORTO SPECIALE– Fedelissimo di Inzaghi è dire poco. Il gruppo dei ’95 ha accompagnato il tecnico nelle sue avventure più importanti ed è anche grazie a loro se oggi si ritrova al timone della prima squadra. Come se ci fosse stima e rispetto reciproco, un rispetto che viene prima di ogni cosa. Lombardi, Filippini, Crecco, Silvagni, Pollace; questi sono stati quelli che hanno accompagnato Inzaghi nelle sue cavalcate più importanti. Il suo vero gruppo era questo, condotto prima negli Allievi e poi in Primavera. Oggi per qualcuno, la storia si sta ripetendo anche in prima squadra, dove chissà magari poteva esserci anche Mirko Fersini, capitano di quella magnifica corazzata, che oggi vede tutti in Serie A, B o Lega Pro. Il tecnico piacentino si fida dei suoi ragazzi, li lancia nei momenti complicati senza paura, perché bisogna guardare le qualità e non la carta d’identità. Discorso singolare forse, perché in Italia, Inzaghi è uno dei pochi ad avere questa filosofia e a differenza di molti, il suo non è un eccesso di fenomenite, ma una grande consapevolezza sui mezzi di questi giovani. In tanti sono nel suo cuore, ma il desiderio di tornare ad allenare di nuovo Luca, non lo ha mai abbandonato. In estate voleva bloccarlo, poi si è presentato l’Avellino ed è stato mandato a giocare, ora però con l’addio di Leitner, Cataldi e Kishna, serviva uno in grado di poter ricoprire sia il ruolo di esterno che di interno di centrocampo. Un Lulic più giovane insomma, e chi se non lui. Simone non ci ha pensato un attimo, lo ha chiamato come spesso accadeva negli ultimi mesi e gli ha comunicato la decisione di riportarlo a casa. La gavetta è stata fatta, ora bisogna dimostrare di essere cresciuti, ma su questo il mister non ha certo dubbi.

DESTINO VINCENTE – In pochi lo ricorderanno, forse nessuno. Come uomo simbolo della Coppa Italia del 26 maggio, viene visto Lulic ovviamente, dimenticando tutto il contorno di quel magnifico trionfo. I più precisi ricordano la formazione, nessuno la panchina completa. C’erano ragazzi più giovani e meno giovani; tra questi ragazzi c’era anche lui Luca Crecco. Il trofeo più importante della storia della Lazio, lo ha alzato anche lui, non giocando mai, ma partecipando attivamente a tutta la stagione. Per lui che è laziale dentro, questo rappresenta più di un segno del destino; destino che guarda caso tra un mese, gli mette difronte ancora una volta la Roma, di nuovo in Coppa Italia. Incredibile la vita, non finisce mai di regalare sorprese. Non è uno scherzo, anzi, tutto questo potrebbe quasi assumere le forme di un film, scritto e girato dal diretto interessato. Ieri Luca se ne è andato per tornare, ed oggi è tornato per restare. Su di lui erano riposte molte aspettative e vedendo il rendimento negli ultimi anni, sono state mantenute. Tante cose sono cambiate rispetto al suo esordio con i grandi, in primis il tecnico. Ora c’è colui che l’ha visto crescere sotto la sua ala protettrice, come fosse un figlio. E’ il 31 gennaio, la sera c’è una partita importante, ma prima bisogna fare una cosa. Il telefono squilla, il cuore batte forte: «E’ il mister, colui che mi ha visto crescere, perchè essere agitati?» Proprio lui, Simone Inzaghi, un padre adottivo di tanti ragazzi, tra cui Luca. Due giorni fa quel telefono è tornato a squillare, era sempre il mister, ma il messaggio era finalmente diverso: «Ciao Luca, ho bisogno di te. Fai le valigie e torna a Roma, c’è un’altra battaglia da combattere insieme!»

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