Editoriale

La difesa balla troppo, l’attacco colpisce sempre. Lazio, ecco cos’è cambiato in un anno

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L’analisi di Atalanta-Lazio, terminata 3-3 grazie alla doppietta di Millinkovic, al gol di Luis Alberto e ai miracoli di Strakosha

Un punto per continuare a sperare in un domani migliore. 3-3 e un pareggio troppo spettacolare per una squadra con ambizioni di vertice. Una difesa che balla troppo e un attacco che fa champagne pur priva del suo miglior interprete. Questa è la Lazio: bella, straripante e a tratti troppo vulnerabile nel reparto arretrato. Psicologia, tecnica, fatica, tutto ha inciso sulla trasferta di Bergamo, arrivata nel peggior momento della stagione. Campo difficile dove fino ad oggi soltanto la Roma è riuscita a vincere. Pareggio che sarebbe stato accolto in ben altro modo se in quella classifica ‘falsata’, ci fossero stati i cinque punti che la Lazio avrebbe meritato. Un punto contro l’Atalanta ci sta, quello che stona sono gli stop interni contro Fiorentina e Torino arrivati per causa di forza maggiore. Una Lazio a -5 dal gruppone di testa è una delle più grandi ingiustizie viste nel calcio negli ultimi anni. Va comunque presa la prestazione della squadra, brava a reagire in un momento dove sgretolarsi sarebbe stato più facile. 33 punti in 16 giornate e con una gara da recuperare. Ancora nulla è perduto.

PROBLEMA DIFENSIVO – 22 gol subiti in 16 gare fanno della Lazio la peggior difesa tra le prime cinque di testa. Ma cos’è che non va? Più che di difesa è giusto parlare di fase difensiva. La squadra di Inzaghi a differenza dello scorso anno, ha un modo diverso di giocare che inevitabilmente si ripercuote sul reparto arretrato. Nella precedente stagione c’era minor consapevolezza dei propri mezzi e si aspettava sempre l’avversario per poi ripartire, anche se difronte c’era una squadra con poco blasone. Keita e Anderson spaccavano sempre le gare con la loro velocità e su questo leitmotiv si sono basate tante fortune. Quest’anno invece il modo di approcciare alle partite è diverso: le due mezz’ali Parolo e Milinkovic sono gli addetti alla ‘prima pressione’, ovvero i primi ad uscire quando i difensori avversari, stanno costruendo l’azione. Il povero Leiva rimane il solo al centro del campo con Lulic e Marusic pronti ad indietreggiare, formando una sorta di centrocampo a tre con due esterni ed un solo centrale. Il grande sacrificio di Parolo e Milinkovic, encomiabili per il loro lavoro, porta la squadra a riposizionarsi in fretta, ma quando al cospetto c’è l’Atalanta di turno, il rischio è quello di prendere imbarcate. E’ difficile ripiegare in fretta quando c’è un avversario rapido, veloce e spietato in contropiede. I bergamaschi infatti, per filosofia di calcio, sono molto simili ai biancocelesti, per questo alla fine la logica conseguenza è stata un pareggio con tanti gol. La Lazio però deve avere altre ambizioni superiori e per fare ciò, bisogna limitare le leggerezze difensive.

PER FORTUNA CHE THOMAS C’È
– Nessuno ne parla, nessuno lo dice, ma uno dei portieri migliori del campionato ha l’aquila sul petto. La migliore intuizione di Simone Inzaghi in due anni ha un nome e un cognome: Thomas Strakosha. Da quarto a titolare, quelle gerarchie scalate in pochi mesi e la porta conquistata e mai più abbandonata. Alle sue spalle c’è ancora il dubbio su chi tra Vargic e Guerrieri abbia le qualità per fare il secondo, ma l’unica certezza è lui. Sempre in campo, anche in Coppa Italia. Inzaghi lo ha risparmiato soltanto nelle due partite inutili di Europa League. Le sue caratteristiche sono quelle del portiere moderno: grande tecnica e precisione nei lanci. La Lazio gioca molto con il portiere, bravo sempre a frasegiare e a buttare la palla lunga quando ce n’è bisogno, spesso a cercare la testa di Milinkovic. Molti dei successi biancocelesti di questa stagione portano la sua firma; dal vittoria contro il Genoa a quella al cardiopalma dello Stadium, per non parlare della Supercoppa. Inutile fare un elenco, in tutte le partite c’è il suo zampino, sempre poco sottolineato. L’unica incertezza in due anni è arrivata sul risultato ormai acquisito contro il Cittadella, ma finalmente la Lazio ha la certezza di avere un grande portiere. A Roma si sente a casa e vuole restarci ancora a lungo. A difesa di una porta, di un simbolo e di una città che lo ha accolto quando era poco più che un bambino. Prima che portiere di questa squadra ne è tifoso ed oggi se lo gode più di tutti, perché questa è la ‘sua’ Lazio e vuole tenersela stretta per tanto tempo, magari per sempre.

CI PENSA IL SERGENTE
– Quando il gioco si fa duro, Sergej inizia a giocare. Troppo lezioso contro le squadre di poco conto, molto concreto nelle grandi sfide. Quante volte è stato detto? Tante, forse troppe. Ora però qualcosa è cambiato e lo si intuisce dalla partita contro il Cittadella. Assist per il vantaggio e raddoppio sfiorato. Poteva specchiarsi, ma non l’ha fatto. Ha capito il momento di difficoltà ed ha preso la squadra per mano da ormai qualche settimana. A Genova ha deciso di prendersi i tre punti da solo, così come stava facendo ieri. Il primo gol è un capolavoro personale, il secondo un lampo di astuzia che prende in contropiede Berisha. Lui e Luis Alberto inventano calcio contro tutto e tutti. Anche contro i migliori club hanno fatto valere la loro tecnica: quando sono in giornata è impossibile arginarli, hanno tanta qualità che li rende oggi tra i migliori nel panorama europeo. Uno è seguito da tutta Europa, l’altro dal Barcellona. Per ora se li gode la Lazio, convinta di poter contare su di loro ancora a lungo. Con Sergej e Luis niente è impossibile! Senza Immobile e i suoi 15 gol in campionato, poteva essere difficile e invece anche Caicedo ha saputo mettersi a disposizione di questi due talenti puri. Tanto movimento e lavoro sporco per liberare gli spazi ai loro inserimenti, così l’ecuadoregno è riuscito a spuntarla in mezzo ai tre mastini bergamaschi. L’ultimo gol è un capolavoro collettivo dove ha partecipato anche Anderson. C’è anche lui lì davanti che chiede spazio. Oggi guardare la classifica è deprimente, soprattutto pensando alle ingiustizie subite, ma il futuro è roseo e non potrebbe essere altrimenti con una squadra del genere. Tutti uniti per ripartire. Dalle parate di Thomas, alle intuizioni di Sergej e Luis, per finire con i gol di Ciro. La Lazio sta tornando e si riprenderà ciò che le spetta.

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