Editoriale

L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – La vittoria di una famiglia chiamata Lazio

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L’analisi di Inter-Lazio, terminata con il punteggio di 0-1, grazie alla rete al 12’ del primo tempo di Sergej Milinkovic

La sofferenza prima della gioia. E’ la storia della Lazio e puntualmente si ripete. Le cose facili da 119 anni sono sconosciute a queste latitudini. 0-1 dopo 12 minuti e una partita attenta in fase difensiva, con l’intenzione chiara di far male in contropiede. L’Inter ha attaccato ma i miracoli li ha fatti Handanovic e non Strakosha. Logica conseguenza di una gestione oculata del match, con la Lazio che quando voleva spingeva sull’acceleratore. Si è parlato e troppo delle assenze dell’Inter, ma Inzaghi ha dovuto mandare in campo una difesa inedita, priva di Radu e Patric, i due titolari nelle ultime due uscite. Leiva è sceso in campo con due problemi, uno alla coscia e l’altro alla caviglia. Correa ha alzato bandiera bianca dopo 25 minuti per un problema alla schiena, che nonostante gli antidolorifici si è riacutizzato. Questo testimonia come ancora una volta, nello spogliatoio biancoceleste non conta il singolo, ma il gruppo. Restando uniti si ottengono i risultati migliori. E la Lazio di Inzaghi della coesione ne ha fatto un vero e proprio mantra.

PREPARAZIONE ED ESECUZIONEInzaghi “la incarta” ancora a Spalletti. Dopo i due derby di Coppa Italia, quello vinto per 1-3 con doppietta di Keita e la vittoria contro l’Inter di due mesi fa, il tecnico biancoceleste vince ancora il suo personalissimo duello con il collega toscano. La Lazio soffre i primi minuti un’Inter arrembante, poi esce dal guscio e dà sfogo alle sue migliori qualità: impostazione dal basso con i difensori che fanno ripartire l’azione con scambi veloci e escono dal pressing affidandosi alla tecnica dei centrocampisti. Il gol di Milinkovic nasce da un passaggio di Correa nella metà campo biancoceleste proprio per Sergej. Da lì in poi l’Inter non tocca più il pallone con il serbo che si fa 70 metri di corsa per andare ad impattare la palla sul secondo palo. Luis Alberto disegna calcio per Milinkovic che trasforma in oro un’azione magistrale. La Lazio la sblocca subito e gioca come meglio sa, facendosi attaccare e ripartendo fino a 20 minuti circa dalla fine. Quando si avvicinava il triplice fischio, i tre difensori biancocelesti hanno abbassato il baricentro, difendendo dentro l’area, emblema di una consapevolezza dei propri mezzi spaventosa. Luiz Felipe, Acerbi e Bastos hanno giocato per tutta la gara uomo contro uomo contro tre funamboli, che fanno dell’uno contro uno la loro qualità migliore. I tre non hanno perso un duello, dominando in lungo e in largo i loro avversari. Tutto è stato più semplice grazie al filtro dei centrocampisti, in particolar modo di Lucas Leiva, l’uomo ovunque di Inzaghi. Dove era il pallone c’era lui. Raddoppiava sempre il suo compagno esposto all’uno contro uno, per poi riprendere il centro immediatamente. Fondamentale anche il lavoro degli attaccanti, con Caicedo protagonista della solita gara di sportellate e sacrificio, senza disdegnare qualche colpo dei suoi, vedi il tacco per Immobile. Una Lazio coesa, che si aiuta e che finalmente riesce a raccogliere quanto seminato.

FAMIGLIA – Si supponeva che quattro calciatori di qualità non potessero coesistere. Che la Lazio avrebbe sofferto e preso più gol con questo nuovo assetto; colpa della solita sottovalutazione generale di una rosa di alto livello. Con più uomini offensivi, la squadra riesce a chiudersi bene e a difendere meglio, grazie ai 3 posizionati davanti a Strakosha. Acerbi non è più una sorpresa, Luiz Felipe e Bastos se avessero avuto le maglie a strisce sarebbero stati considerati tra i migliori nel loro ruolo da almeno 2 anni, ma meglio così. Ci teniamo stretti quelli che abbiamo e non rimpiangiamo quelli che abbiamo perso. Per loro in una Lazio così “cazzuta” e maschia, non c’è posto. Uomini veri, comandati da un guerriero, teoricamente in panchina, ma praticamente sempre in campo al fianco dei suoi ragazzi. Questa Lazio vive per i duelli fisici, si esalta quando c’è da fare la battaglia, sa soffrire quando c’è da subire. Tre punti fondamentali, a cui va dato un seguito. C’è chi dice che l’anno scorso la Lazio giocava meglio ed era più spettacolare, ma l’estetica è una cosa, il calcio è un’altra. E l’anno scorso una partita simile i biancocelesti non l’avrebbero mai vinta. La notizia più bella è questa: la Lazio batte una big soffrendo, alternando momenti di bel calcio a momenti di sofferenza. Questo deve farci capire che forse, l’ultimo step per diventare grandi è finalmente a un passo. Questa Lazio si diverte e diverte. I calciatori stanno bene insieme, nel gruppo regna sovrana l’armonia, proprio come una vera famiglia. Con zero spocchia e l’umiltà di sempre, ora bisogna riprendersi ciò di cui Inzaghi e i suoi ragazzi, sono stati privati ingiustamente lo scorso anno! Ora più che mai, FORZA LAZIO CARICA!

 

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