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Thomas Manfredini: «Lazio e Atalanta che sorprese! Immobile? Corre più di chiunque altro»

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In vista di Lazio-Atalanta, prossimo impegno dei biancocelesti in programma domenica 15 gennaio, la trasmissione radiofonica “Laziali On Air”, in onda sugli 88.100 FM di Elleradio ha intervistato l’ex calciatore orobico Thomas Manfredini, che ha vestito la maglia nerazzurra dal 2007 al 2013 indossando anche la fascia di capitano.

 

Partendo dai nerazzurri, l’Atalanta ha strabiliato nel girone d’andata. C’era da aspettarsi una sorpresa così?
“Difficile aspettarselo, si tratta pur sempre di una squadra costruita per salvarsi. Si poteva pensare a un miglioramento graduale, visti i tanti giovani presenti in rosa. Invece un gran lavoro della società e del mister ha permesso di creare qualcosa di davvero speciale. Ogni partita vinta è stata strameritata sul campo, non ci sono stati neanche quei classici match con episodi favorevoli che capitano nelle stagioni positive”.

 

La Lazio di Simone Inzaghi che impressione ti ha fatto?
“E’ un’altra grande sorpresa, Inzaghi non doveva neppure allenare questo gruppo, invece l’ha ricostruito dalle fondamenta e i calciatori stanno ripagando la fiducia ricevuta dal tecnico. La Lazio ha perso gli scontri diretti con le grandi, ma per il resto ha dimostrato di comandare sempre la partita, in campo ha schemi consolidati che confermano un’identità di gioco brillante”.

 

Che giudizio dai alla difesa della Lazio?
“Credo che in annate di questo tipo sia fondamentale l’apporto di tutta la squadra, ma in Italia storicamente si vince quando si ha la miglior difesa. Credo che sia il comparto difensivo il segreto della Lazio, una grande abilità di Inzaghi che ha saputo gestire giocatori super offensivi e al tempo stesso farli contribuire in fase difensiva. Qualche infortunio ha costretto Inzaghi a cambiare anche in corsa, ma tutto il reparto difensivo ha saputo far bene con ogni tipo di soluzione”.

 

Cataldi è passato per sei mesi in prestito secco al Genoa: è una scelta giusta per provare a giocare il più possibile e tornare alla base ancora più forte?
“Ci sono delle situazioni che bisogna conoscere bene per giudicare. Cataldi è sempre stato la prima alternativa per la Lazio, ora dovrà confrontarsi con un altro ambiente, sconosciuto. La prospettiva di essere titolare può essere allettante, ma a volte i giocatori in prestito vengono un po’ messi da parte da club che non possono trarre beneficio dalla loro crescita. Credo però che Juric abbia una grande stima di Cataldi, avendolo voluto a queste condizioni. Per un giovane la cosa migliore è giocare e formarsi al meglio”.

 

L’addio di Klose aveva scatenato preoccupazioni importanti, ma Immobile sta conquistando i tifosi, guadagnandosi anche il posto in Nazionale:
“Ho giocato con lui al Genoa. Corre più di ogni altro attaccante del suo livello, ha qualità fisiche straordinarie e una forza nello scatto che per un difensore è difficilissimo contenere. Sa far male nello spazio, anche perché ha avuto a che fare con maestri come Zeman che gli hanno insegnato ad attaccare gli spazi. Vedo Immobile come potenziale attaccante del futuro, le punte che restano ferme in area ad aspettare il pallone sono superate dai tempi, oggi i veri bomber vanno a crearsi le situazioni e a cercarsi il pallone in ogni zona del campo. Credo che Immobile sia un vero punto di forza per la Lazio e un giocatore difficilmente sostituibile. Già al Torino aveva dimostrato tutte le sue qualità, all’estero ha avuto maggiori difficoltà, ma sono situazioni che si possono comprendere. A Roma ha trovato un grande trampolino per rilanciarsi, anche con la maglia della Nazionale”.

 

Si sta puntando maggiormente in questa stagione su calciatori italiani, soprattutto giovani. E’ il segno di un’inversione di tendenza?
“Il dio denaro ha cambiato il calcio, profondamente. Nel 1999 incontravi nel campionato italiano dei super campioni, Palloni d’Oro o giocatori come Nedved, Veron, Nesta e Salas nella stessa squadra. A quei tempi i giovani si allenavano costantemente a contatto con dei fuoriclasse, avevano il tempo di crescere negli allenamenti e sapevano attendere l’occasione giusta, scendendo anche di categoria per trovare spazio. Adesso i giovani devono farsi le ossa giocando in Serie B o in Lega Pro e le difficoltà aumentano, perché trovano solo competizione e non giocatori più anziani che sanno trasmettere la loro esperienza”.

 

Ti piace questo campionato? Come pensi possa terminare la lotta per l’Europa?
“Oggi le partite si vincono sull’aspetto mentale. Se sei più forte e sai quello che vuoi, allora puoi fare la differenza. C’è tanto equilibrio, la Lazio contro il Crotone poteva andare incontro a un pomeriggio facile e invece ha sofferto fino al novantesimo. Credo la differenza la si possa fare sul piano della mentalità, in cui non a caso la Juventus è sempre riuscita ad eccellere. Per l’Europa la lotta sarà serrata”.

 

Quindi anche l’Atalanta potrà reggere a questi ritmi fino alla fine della stagione?
“Nell’Atalanta di oggi rivedo il Sassuolo dell’anno scorso, una squadra che vive sulle ali dell’entusiasmo e che sta scoprendo giovani che in pochi conoscevano. Quando ti ritrovi lassù non hai la pressione di una squadra importante che deve vincere a tutti i costi, possono giocare con la forza dei nervi distesi e affermarsi come una delle realtà più importanti di questo campionato. Non è da tutti aver già proposto tre uomini mercato di primissimo livello, come Gagliardini, che l’anno scorso ha giocato a Vicenza, Caldara e Kessie che erano a Cesena. Tre ragazzi che dalla B sono diventati protagonisti in Serie A, segno della bontà della programmazione della società. Sarebbe bello anche per i tifosi rivedere l’Atalanta in Europa”.

 

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