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Maestrelli Jr: «Re Cecconi? Sulla sua morte molta superficialità, non credo allo scherzo…»

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Massimo Maestrelli ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, nella quale si è espresso sulla morte di Re Cecconi

In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, Massimo Maestrelli, figlio di Tommaso, ha raccontato la morte di Luciano Re Cecconi, freddato da un colpo di pistola mentre si trovava all’interno di una gioielleria in via Nitta: «Io c’ero, fuori da quella gioielleria. Era buio, faceva freddo. Babbo ci aveva lasciato da poco più di un mese e in quegli istanti, steso su un marciapiede a due passi da casa, in attesa dell’ambulanza che tardavano se ne stava andando anche Cecco. Era stato portato fuori dal negozio e giaceva sull’asfalto, con la testa sostenuta da qualche passante».

EPISODIO – «Mi sembra ieri. Avevo 14 anni e quella sera io e Maurizio tornavamo dalle ripetizioni di latino da casa di nostra cugina Bina, a circa 200 metri. Man mano che ci avvicinavamo, il brusio cresceva. Ci guardammo perplessi e arrivati davanti al negozio, infilandoci nella folla, capimmo: Cecco era stato portato fuori e giaceva per terra. Facemmo in tempo a guardarlo in viso e chiedergli cosa fosse successo. Lui ricambiò con lo sguardo dolce. Ma non parlò, era come stordito».

ANGELO BIONDO – «Ci legava un affetto fortissimo. Babbo non voleva che i suoi calciatori avessero contatti con noi quattro figli, soprattutto per evitare storie con le mie due sorelle, ma con lui aveva fatto eccezione. Già dai tempi di Foggia, Cecco ci veniva a prendere al cinema, a mangiare una pizza, il gelato. Quella sera tutti ci guardavano come i fratellini minori, qualcuno ci tirò in disparte. L’ambulanza non arrivava e Cecco fu caricato su un’auto. Tornammo di corsa a casa, tra le braccia di mamma, a raccontarle cosa era successo, ma l’aveva già saputo da un’edizione speciale del tg. Poi tutti noi Maestrelli andammo all’ospedale San Giacomo, ma Cecco era volato via».

MORTE – «Ci ho pensato. Io e Maurizio ci siamo detti tante volte “se fossimo arrivati cinque minuti prima, Cecco si sarebbe fermato a parlare con noi e sarebbe vivo”. Sembrerà strano, ma da quel doppio terribile lutto, la mia famiglia ha tratto valori positivi. Ci ha insegnato ad affrontare gli altri dolori e a capire che c’è qualcosa, oltre la vita su questa terra».

DUBBI«Ci fu molta superficialità da parte di chi volle liquidare tutto parlando del solito calciatore che compiva un gesto stupido, e questo ci fece male. L’opinione pubblica era innocentista, l’orefice fu assolto. Noi non eravamo nella gioielleria, ma sono sicuro che Cecco non disse nulla, né tantomeno “questa è una rapina!” Non era nelle sue corde. Entrò con Ghedin, mani in tasca e bavero alzato per il freddo, ma senza cappello né sciarpa sul viso. Ghedin fece a tempo a tirare fuori le mani, vedendo la pistola, Cecco no: il tentativo di scansare il colpo fu fatale, perché espose il petto al proiettile».

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