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Lotito e le storie tese: da Pandev a Zarate, tutti i casi rinnovo finiti in tribunale

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Bufere contrattuali, cause sportive e giudiziarie: dal 2004 quanti litigi tra Lotito e giocatori. Stessa fine per Keita Baldè Diao?

Con o contro Claudio Lotito, il presidente della Lazio non conosce mezze misure. Lotito è ciclico perché da 13 anni si ripetono gli stessi casi: dal 2004 al 2009 le guerre contrattuali dovute ai mancati adeguamenti, ai mancati rinnovi, sono state all’ordine del giorno. Come riporta il Corriere dello Sport, questo capita, il più delle volte, perché sulla trattazione dei contratti (a media o breve scadenza) il presidente ha le sue regole e i suoi tempi, le sue convinzioni. Il caso Keita rischia di aggiungersi ai casi Mutarelli, Behrami, Pandev e Zarate tanto per citare i più clamorosi. Tutti loro hanno chiuso l’esperienza biancoceleste in modo tragico, sono finiti fuori squadra per poi essere venduti o svincolati l’anno successivo. Mutarelli ad esempio si liberò nel 2008 su sentenza di un collegio arbitrale. Behrami sfruttò l’articolo 17 della Fifa per chiedere lo svincolo unilaterale, salvo poi trovare un accordo per la cessione al West Ham. Pandev fece vertenza, si liberò e si accasò all’Inter, fu un bagno di sangue economico.  L’ultima battaglia ha messo di fronte Lotito e Zarate. L’argentino, per liberarsi, prima s’è rivolto ad un arbitrato italiano, poi alla Fifa. La risoluzione anticipata del contratto è stata discussa anche al Tas (Tribunale arbitrale dello sport). Dopo anni è finita con l’attaccante di Buenos Aires che non ha dovuto risarcire la Lazio e con il patron romano che non ha dovuto risarcire il sudamericano (aveva chiesto i danni al club). Il danno, però, è stato perdere il giocatore a zero. Nel 2004, primo anno lotitiano, si iniziò a battagliare con Dino Baggio e Negro (cause per mobbing). E Liverani e Giannichedda si liberarono a parametro zero. Hanno fatto causa Stendardo, Manfredini, Correa e Bonetto. Insomma, tutti questi casi hanno fatto diventare Formello una vera polveriera.

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