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Lazio, ‘Non è (più quel) Francesco’: Acerbi sfida il passato da Leone

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Domani sarà Lazio-Milan, ma soprattutto sarà Acerbi contro il suo passato: non è più (quel) Francesco

Il mondo del calcio mostra troppo spesso il suo volto abbrutito, quello sfigurato dai trasferimenti milionari e dalle lotte di potere, dimenticando i valori che lungamente lo hanno contraddistinto. A cambiarne i lineamenti, però, c’è ancora qualcosa che riporta alla sfera umana chi lo rappresenta, come Acerbi che domani si ritroverà faccia a faccia col passato: il Milan.

Quello con la maglia della Lazio non è lo stesso Francesco: sono passati otto anni, in mezzo ha vissuto tante vite, in un ciclo continuo di rinascita. Tempo fa il Leone ha dichiarato – a Ultimo Uomo – come in rossonero i fumi del successo di un mondo effimero lo abbiano destabilizzato: «Non avevo la testa da professionista. Non avevo rispetto per me, non avevo rispetto per il mio lavoro, non avevo rispetto per chi mi pagava. Spesso arrivavo al campo alticcio, senza aver recuperato dai superalcolici della sera prima».

Una nube che però è stata presto spazzata via dalla malattia: «Il cancro mi ha salvato» ha sempre ripetuto. Perchè una volta toccato il fondo, si può solo risalire: «Ho avuto di nuovo qualcosa contro cui lottare, un limite da oltrepassare. E sono ritornato bambino». È così che la prospettiva delle cose è cambiata ai suoi occhi, la prima spinta per risalire la china.

L’Acerbi di oggi ha un altro volto, si è liberato del superfluo per conservare l’essenziale: l’amore per il calcio. Alla Lazio si è fatto leader della difesa, un reparto – prima del suo arrivo – troppo spesso traballante e poco lucido; ha tessuto profondi legami con lo spogliatoio; è diventato portavoce dei valori della società biancoceleste.
Domani Francesco avrà un appuntamento col destino, ma sarà forte di poterlo guardare negli occhi e a testa alta. Come un vero Leone.

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