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Lazio, Mauri: «Il 26 maggio la vittoria più importante»

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L’ex capitano della Lazio si è raccontato in una lunga intervista, riportando anche alcune curiosità del passato

Stefano Mauri è stato il capitano della Lazio per sette anni, ma ha portato l’aquila sul petto per ben 10 stagioni coronate da vari successi.

L’ex calciatore si è voluto raccontare in una lunga intervista ai microfoni di Soofoot.com, dove ha parlato della sua esperienza nella Capitale e anche qualche aneddoto particolare: «Spalletti mi cercò quando era alla Roma. Alla fine della stagione 2004-2005, il tecnico è andato ad allenare i giallorossi. Io ero a Udine, con Serse Cosmi come allenatore. Ma a gennaio sentivo che non funzionava troppo bene, volevo cambiare squadra, avevo bisogno di una nuova sfida. Il mister toscano mi chiamò, voleva che mi unissi a lui nella città eterna. La Roma però non poteva acquistare giocatori. Improvvisamente, Spalletti si arrese e pochi giorni dopo ricevetti una telefonata dalla Lazio che esprimeva il desiderio di acquistarmi. Non ho esitato per un secondo. Quando sono approdato alla Lazio ero veramente eccitato. Sono arrivato nella Capitale, in una squadra con un passato glorioso. A quel tempo, i biancocelesti vivevano un momento particolare, erano stati acquistati nel 2004 da Claudio Lotito, dopo essere passata sull’orlo della bancarotta. L’era d’oro di Cragnotti era finita, la società era in fase di ricostruzione ed ero felice di far parte di questo rinascimento. Mi ci è voluto un po’ di tempo per adattarmi. Sono un uomo del nord, sono nato a Monza, avevo giocato solo in squadre del nord, quindi mi ci sono voluti alcuni mesi per capire il modo di vivere dei romani e come vivere il calcio lì. Dopo 14 anni ho capito tutto e sono diventato romano per adozione (ride, ndr). Il periodo più bello? È difficile da dire. Probabilmente durante il periodo Reja(2010-2012) e il primo anno con Pioli (2014-2015). È in queste fasi  che ho giocato con la massima tranquillità, la squadra stava andando bene, avevamo un gruppo affiatato. Paradossalmente, questi sono gli unici due allenatori con cui non abbiamo vinto un trofeo, poiché i tre trofei che ho vinto a Roma sono stati con Delio Rossi (Coppa Italia 2009), Ballardini (Supercoppa d’Italia 2009) e Petković (Coppa Italia 2013). Il trofeo più bello è la Coppa Italia contro la Roma, senza dubbio. La prima Coppa Italia del 2009 l’ho vissuta parzialmente, perché non ho giocato la finale, mi sono infortunato. È sempre bello vincere un trofeo, ma non l’ho vinto sul campo. La Supercoppa italiana contro l’Inter di Mourinho, ricordo una partita a senso unico: i nerazzurri si sono accampati nella nostra metà per l’intera partita, ma abbiamo resistito e siamo riusciti a segnare due gol. È motivo di orgoglio perché è l’unico trofeo che l’Inter non ha vinto quell’anno. Ma la finale del 26 maggio contro la Roma… è la vittoria più importante. La tensione attorno a questa partita, in una città come Roma, era enorme. La Lazio ha vinto la Coppa Italia l’anno scorso, la Supercoppa quest’anno. Ha infranto il numero di vittorie consecutive di Eriksson… Il semaforo è verde. Scudetto? L’obiettivo è qualificarsi per la Champions League, sono 13 anni che i biancazzurri non ci vanno, quest’anno devono qualificarsi. Se ad un certo punto la qualificazione in Champions è garantita matematicamente e il primo posto è ancora alla portata… allora ne parleremo di nuovo. Ma solo allora».

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