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Lazio, Del Nero: «Coppa Italia emozione unica. Futuro? Voglio continuare a giocare» – ESCLUSIVA

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Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, Simone Del Nero si è raccontato tra il passato alla Lazio e le esperienze in Scozia e Malaysia

L’ex giocatore della Lazio Simone Del Nero, in biancoceleste dal 2007 al 2012, si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni nei suoi anni in biancoceleste e nelle esperienze fuori dall’Italia, con un commento sulla rosa biancoceleste attuale.

Nel 2007, dopo il termine del contratto con il Brescia, il tuo arrivo alla Lazio. Quali sono state le aspettative e le sensazioni?

«Sono arrivato da Brescia a scadenza, una città di provincia ma nel periodo migliore della propria storia, possiamo dire fosse ben più che una squadra di provincia. Nel 2007 sono arrivato alla Lazio in punta di piedi, cercato dal Ds Walter Sabatini, una piazza con aspettative ben più importanti. Il mio obiettivo era ritagliarmi con il tempo il mio spazio, sapevo sarebbe stato difficile all’inizio, avevo bisogno di fiducia da parte dell’allenatore. L’infortunio di Mauri alla caviglia mi ha permesso di giocare ed incidere nel ritorno dei preliminari di Champions League contro la Dinamo Bucarest, procurandomi un rigore e siglando un assist. Purtroppo, soprattutto il primo anno, ho dovuto convivere con un problema fisico che mi ha portato, la stagione successiva, ad operarmi e quindi a stare fermo a lungo. Dopo la guarigione i problemi fisici non mi hanno abbandonato, segnando un po’ la mia esperienza e togliendomi continuità».

Nella tua esperienza alla Lazio, però, non mancano le soddisfazioni, come la vittoria della Coppa Italia nel 2008/09 e la Supercoppa nella stagione seguente battendo l’Inter del Triplete. Che emozioni hai provato?

«La Coppa Italia mi ha dato grande soddisfazione, più della Supercoppa dove non ho giocato. Contro la Sampdoria in finale sono entrato al 70′ al posto di Pasquale Foggia, affrontando i 20 minuti finali più i supplementari: è stato fantastico giocare una finale davanti a 70.000 spettatori in casa. Per fortuna, poi, il rigore di Dabo ci ha permesso di vincere la coppa».

C’è un allenatore in particolare che ti ha saputo valorizzare meglio di altri? 

«Tra i professionisti, sicuramente quello che mi ha valorizzato di più in termini di fiducia è Claudio Gentile, allenatore dell’U21 italiana con cui abbiamo vinto l’Europeo nel 2004. La fiducia di un allenatore è indispensabile per la tranquillità del calciatore, ed in questo lui è stato il migliore, avevo la libertà di esprimermi al meglio, con lui mi sono espresso al meglio. Un altro allenatore con cui sono stato davvero bene è Zdenek Zeman: con lui mi sono ritrovato in grandissima forma, riuscivo veramente a dare il meglio di me, con lui non ho mai avuto problemi fisici».

Vorresti tornare a lavorare nel calcio come allenatore o in altri ruoli? 

«Attualmente ho il patentino UEFA-B, potrei allenare una squadra di dilettanti, ma al momento non mi sento in grado di prendere le redini di una squadra ed allenarla. Fino a 8 mesi fa ero ancora in attività in una squadra, il Sestri Levante, in Promozione, allenata da mio padre. A settembre purtroppo mi sono rotto il crociato, e son dovuto restare fermo. Con la squadra siamo saliti in Eccellenza, mi sono divertito molto perché, oltre a giocare, aiutavo mio padre a gestire lo spogliatoio. Dal prossimo anno vorrei tornare a giocare, non voglio che sia un infortunio a determinare la chiusura della mia carriera, vorrei essere io a decidere quando smettere. Sicuramente intendo dare una mano a mio padre, facendogli anche da vice, perché è importante avere una persona di famiglia accanto è importante, possiamo crescere ed imparare molto insieme ancora».

Come valuti le esperienze in Scozia e Malaysia? Che emozioni ti hanno dato?

«Quando sono andato in Scozia, al Livingston, ero molto giovane, il Brescia mi cedette in prestito per avere più spazio ma loro non cercavano un giocatore delle mie caratteristiche. L’esperienza è stata comunque bellissima, mi ha aiutato a crescere senza dubbio. In Malaysia, invece, è stato fantastico: è un mondo differente, giocavo in un club gestito dal figlio del Sultano, il Johor Darul Ta’zim Football Club, costruito per fare bene in campionato ed in Champions League asiatica. Sono arrivato in quel club molto presto, ora vincono da 6 anni titoli e partecipano alle diverse competizioni. Tornerei volentieri lì, sono stato davvero bene ed è stato un punto fondamentale dal punto di vista professionale e personale».

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