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Sarri è un progetto che non decolla: di chi è la colpa?

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Sarri non riesce ancora ad inculcare il suo credo: dal tecnico alla società, passando per i calciatori, tutti appaiono colpevoli

Il Sarrismo non decolla. Questa l’evidenza che emerge netta nella stanze segrete di Formello dove la Lazio è in ritiro da domenica sera dopo la pesante sconfitta subita a Verona contro l’Hellas. Il presidente Lotito ha incontrato ieri la squadra ribadendo l’incrollabile fiducia in Sarri, scelto proprio dal presidente per dare una svolta tattica e di mentalità dopo il burrascoso addio di Simone Inzaghi. Lotito ha alzato la posta in estate e non ha nessuna intenzione di indietreggiare o di tentennare sul tecnico toscano, come riportano il Corriere dello Sport e il Messaggero.

Tuttavia la società stessa, così come calciatori ed allenatori, hanno colpe precise da dividere equamente. Tare in estate non ha capito che gran parte della rosa era a fine ciclo, vuoi per motivazioni anagrafiche (Acerbi e Lucas Leiva ne sono un chiaro esempio) sia per motivazioni e fame (Milinkovic e compagni faticano ad uscire dalla comfort zone dell’era Inzaghi). Sarri dal canto suo ha forse sopravvalutato la rosa, difendendo la società a fine mercato ma rendendosi conto strada facendo che alcuni calciatori decisivi nella gestione precedente (Luis Alberto su tutti) non possono proporre quel calcio di intensità tipico del tecnico toscano. Inoltre, alcuni elementi della rosa sarebbero infastiditi dalle modalità di comunicazione della formazione titolare: con Inzaghi già il giorno prima i calciatori sapevano chi sarebbe sceso in campo, con Sarri l’informazione arriva nella riunione tecnica ad un’ora dalla partita. Infine, sul banco degli imputati ci finisce proprio il gruppo. Nonostante Immobile, vero e proprio leader dei biancocelesti, predichi calma e fiducia, è chiaro come a Formello si respiri aria da fine ciclo. Si ha la sensazione che un profondo rinnovamento dell’organico sia inevitabile dopo cinque anni, un aspetto che lo stesso Inzaghi aveva sottolineato a Lotito e Tare in sede di addio. Tra gennaio e giugno (il presidente vorrebbe aspettare l’estate ma non si tirerà indietro) è prevista una vera e propria rivoluzione con 4-5 partenze pesanti. Chi non crede nel progetto può andare, portando offerte congrue tramite il proprio procuratore. Dare moneta, vedere cammello: il mantra di Lotito non cambia. La Lazio, da gennaio in poi, probabilmente sì.

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