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ESCLUSIVA – Francesco Pasquali: «La rete più bella quella di Immobile al Napoli. Scudetto? Assolutamente sì»

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Francesco Pasquali, speaker ufficiale della Lazio, ci ha raccontato in esclusiva le emozioni che prova ogni domenica e non solo

Tutti, almeno una volta, ci siamo improvvisati speaker dell’Olimpico, provando ad urlare il nome del giocatore della Lazio che dentro la nostra testa avesse segnato il gol decisivo mandato in visibilio l’intero stadio. Cercare di emozionare scandendo un semplice nome non è facile e fortunatamente c’è chi lo fa di mestiere. Lo speaker ufficiale dei biancocelesti è Francesco Pasquali, che si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni.

Francesco, come stai vivendo questo momento? Che sensazioni ti porti dietro?

«E’ un momento quasi surreale: sembra di essere i protagonisti inconsapevoli di un film dell’orrore. Anche io, come la stragrande maggioranza dei miei concittadini, sono recluso all’interno delle nostre quattro mura domestiche. Esco soltanto per lavorare e per andare a fare la spesa, rigorosamente con maschera e guanti e tenendomi a debita distanza di almeno un metro da chi mi sta accanto. Bisogna rispettare tutte le indicazioni che il Decreto Governativo ha emesso per sconfiggere, speriamo il prima possibile, questo maledetto Coronavirus. Le mie giornate sono molto lunghe, però ho ritrovato il piacere di fare alcune cose che prima avevo messo un po’ da parte o addirittura avevo dimenticato: ho riscoperto il piacere di vivere la mia casa e stare con me stesso. La vita è un dono profondo e prezioso, è troppo breve per essere cattivi con gli altri. Mi auguro che usciti da questo momento triste e per alcuni tragico, riusciremmo ad apprezzare seriamente il valore della vita ed a renderci conto che alla fine sono le cose più semplici quelle più importanti, come un semplice abbraccio».

Sei lo speaker ufficiale della Lazio, ma al momento non puoi lavorare perchè il campionato è fermo. Pensi che potrai continuare a gridare i nomi dei giocatori nel corso di questi prossimi mesi?

«Se tu mi avessi fatto questa domanda una settimana fa, ti avrei risposto di no perchè pensavo e temevo che la Serie A si fosse fermato a Lazio-Bologna per noi. Negli ultimi 2/3 giorni, seguendo quello che è l’andamento del contagio in Italia, i numeri di morti e ricoverati in terapia intensiva purtroppo salgono, ma mi conforta leggermente il fatto che i contagiati stiano diminuendo. Detto questo mi auguro fortemente che il campionato di Serie A, così come tutte le altre attività sportive e sociali, possa riprendere quanto prima. Non so farti una previsione però. Spero possiamo tornare ad urlare i nomi dei nostri beniamini, di ascoltare la voce dei tifosi biancocelesti che risponde ai miei impulsi e questo è l’unico augurio che possa fare».

Hai la passione per la radio (oltre ad esserlo per la Lazio, Francesco fa lo speaker radiofonico per RDS ndr) e sei un tifoso biancoceleste: com’è coniugare le proprie passioni in un solo mestiere?

«Dal punto di vista professionale mi ritengo una persona davvero fortunata, sono riuscito a tramutare le mie passioni giovanili in professione. Da piccolo sognavo di lavorare in radio, di fare lo speaker ed il dj e per fortuna o per meriti acquisiti, io questo non lo so e non sta a me dirlo, sono stato in grado di tramutare i sogni in realtà. E’ una cosa straordinaria, emozionante. Quando scendo sul prato dell’Olimpico provo delle emozioni indescrivibili. In questi giorni che ho molto più tempo per rivedere i video, mi emoziono nel vedere quel fiume di persone biancocelesti che riescono ad appassionarsi nel corso dei 90 minuti e da quest’anno anche nel pre partita. La società e Radio Italia sono riuscite a dare un qualcosa in più anche nei minuti che precedono la gara. Sono privilegiato: per me non è un lavoro, io non sento mai la stanchezza fisica. Forse quella psicologica-mentale sì, visto che c’è pressione, adrenalina e tensione. Il microfono è un’arma forte, va usato con cautela».

Durante questa stagione i ragazzi di Inzaghi ti hanno fatto urlare tante volte per annunciare i loro gol. Qual è la rete che ti è rimasta più impressa e che ti ha emozionato particolarmente?

«Per me tutte le partite di questa stagione hanno rappresentato un momento importante emotivamente parlando. Anche la partita di Coppa Italia contro la Cremonese, con pochi intimi sugli spalti, ha comunque rappresentato un passaggio importante nella nostra stagione. E’ chiaro che i match contro l’Inter, la Juventus ed il Napoli sono stati meravigliosi. Però Immobile che negli ultimi minuti di Lazio-Napoli va a prendersi quel pallone, ci crede fino in fondo, spera che Ospina commetta l’errore e segna il gol della vittoria, mi ha riempito di enorme gioia. Quel gol mi è rimasto impresso perché in altri tempi non sarebbe arrivato e non avremmo nemmeno pareggiato la gara. Quest’anno abbiamo dimostrato di essere due gradini sopra le altre (Juventus ed Inter ndr) anche grazie alla caparbietà che ci ha permesso di non perdere partite del genere».

Qualora si dovesse ricominciare a giocare il campionato, credi che potresti riuscire a raccontare il completamento del sogno biancoceleste?

«Mi stai chiedendo se possiamo vincere lo Scudetto? Io non ho mica paura a pronunciare questa parola eh (ride ndr). Assolutamente sì. Non ho mai nascosto il mio pensiero, seppur sia una riflessione da tifoso, che è maturato nell’arco della stagione: una squadra che fa 21 risultati utili consecutivi, ha in rosa il capocannoniere del torneo, una delle migliori difese ed uno dei migliori attacchi, il miglior assistman d’Europa, mette sotto squadre blasonate come i nerazzurri o i partenopei, perché non dovrebbe nascondersi dietro a qualcosa. Anche perché a me personalmente i campioni d’Italia e la squadra di Conte, che sono le nostre dirette competitors, non hanno dimostrato con il gioco di essere superiori ai capitolini. I numeri non si interpretano, sono lì e ci dicono tutto ciò. Poi, non meno importante, anche la qualità del gioco mi lascia pensare che i biancocelesti siano superiori: le dirette avversarie non mi hanno mai impressionato. Noi abbiamo sempre giocato bene, anche nelle partite più brutte. Ricordo che in Lazio-Celtic, finita come finita, il gioco è stato espresso. Si vede che giocano a memoria, ad occhi chiusi ed arrivano ai 16 metri come e quando vogliono. Sono pronto alla festa Scudetto».

Quindi sei contrario alle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Sampdoria Ferrero, dove chiede l’assegnazione del titolo ai bianconeri a tavolino e la chiusura della Serie A?

«Senza offesa per il presidente della Sampdoria, ma io sono a priori sempre contrario a quello che dice (ride ndr). In questa occasione a maggior ragione».

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