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Emergenza coronavirus, Tardelli: «Se fossi un giocatore oggi mi arrabbierei»

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Emergenza coronavirus, le parole dell’ex calciatore della Juventus Tardelli in merito a quanto accaduto negli ultimi giorni

Tutto fermo in Italia. Scuole e università chiuse fino al 15 marzo, tanti limiti quotidiani per cercare in qualche modo di fermare questa emergenza. La Serie A ripartirà questa settimana ma a porte chiuse fino ad aprile. Questo il pensiero dell’ex bianconero Tardelli sulle colonne di Tuttosport.

«Se fossi un giocatore oggi mi arrabbierei come una bestia. Non siamo stati presi in considerazione, nessuno si è ribellato. Anche i calciatori hanno il diritto di dire ciò che pensano. I calciatori non sono solo quelli delle grandi squadre e dei grandi stipendi. C’è un’elite che guadagna tantissimo e una base che lo fa in maniera normale. E poi qua stiamo parlando della salute. Nessuno ha chiesto a loro: “Avete paura?”».

DIFFUSIONE – «Il calcio è uno sport di contatto, ci si può contagiare. Poi certo sono atleti controllati e non appartengono alle categorie a rischio. Non avrei optato per lo stop del campionato, che se ai calciatori fosse stato chiesto, alla fine avrebbero deciso di giocare».

PORTE CHIUSE – «Mi sembra ragionevole. Io che credo che ala fine la crisi economica possa creare più danni del coronavirus. Però credo sia giusto seguire le regole».

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