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Da Crotone a Crotone, la Lazio torna allo “Scida” 30 mesi dopo: oggi la Champions e Caicedo sono certezze

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Due anni e mezzo dopo, Crotone-Lazio assume un altro sapore

Era il 13 maggio 2018 e la Lazio faceva visita all’Ezio Scida di Crotone con un 11 ampiamente rimaneggiato: in difesa Wallace, a centrocampo dal 1′ Alessandro Murgia, ed un’incognita in attacco, il solo centravanti disponibile complice l’infortunio di Ciro Immobile: Felipe Caicedo. I padroni di casa, guidati dal tecnico (subentrato a stagione in corso) Walter Zenga, andavano alla ricerca di tre punti per centrare una disperata salvezza, che poi non sarebbe stata raggiunta. I tifosi dell’Inter, che la sera precedente era naufragata in casa facendo harakiri a San Siro contro il Sassuolo di Acerbi, si appellavano sui social network al vecchio portiere dei meneghini, quello stesso “Uomo Ragno” che fermando i capitolini avrebbe procrastinato la corsa Champions e rimandato la sfida per arrivare al quarto posto tra Lazio e Inter allo scontro diretto in programma il 20 maggio 2018 allo stadio Olimpico di Roma.

I calabresi scendono in campo con una formazione decisamente abbottonata, con l’ex Lazio e oggi calciatore del Verona Davide Faraoni come ala offensiva assieme a Nalini, e con Simy unica punta. In difesa Ceccherini, a centrocampo Mandragora (oggi ad Udine), tra i pali Cordaz. Alla Lazio di Inzaghi, inutile dirlo, serviva una vittoria: con 3 punti, complice l’insperata caduta dei nerazzurri il sabato sera, l’accesso alla successiva Champions League sarebbe divenuto matematico, e Lazio-Inter dell’ultima giornata sarebbe diventata pura formalità da consegnare agli almanacchi. Fu tutt’altro che semplice, però, per le aquile. Che pure erano andate in vantaggio al 17′ con un insolito calcio di rigore di Senad Lulic (primo e unico gol dal dischetto del capitano con la Lazio). Prima Simy poi Ceccherini di testa avevano però ribaltato il punteggio, date le assurde disattenzioni difensive degli ospiti e soprattutto dati (a detta di molti) gli svarioni sottoporta dell’ecuadoregno Caicedo, colpevole di essersi fatto banalmente ipnotizzare a tu per tu con Cordaz. A dir la verità, anche Milinkovic avrebbe fallito nel finale una colossale chance per chiudere virtualmente il campionato 2017/2018 dei capitolini. Dopo aver siglato il 2-2 a cinque minuti dall’assegnazione del recupero, infatti, il serbo avrebbe cestinato una ghiotta occasione nell’area piccola dei calabresi. Finisce 2-2, Zenga confeziona all’Inter un favore che sarebbe poi stato sfruttato dalla compagine nerazzurra, vittoriosa all’Olimpico nel finale di gara: 2-3 con gol di Vecino una settimana dopo, beffa atroce della parità di punti nella classifica finale, in Champions League sarebbe andata l’Inter, già forte tra l’altro dell’accordo col difensore Stefan de Vrij.

Due anni e mezzo dopo è cambiato tutto: la tappa di Crotone sarà importante solo per mettere minuti nelle gambe proprio prima di una qualificazione alla fase a gironi della Champions League conquistata sul campo nella stagione 2019/2020, o al più per accorciare dalle prime della attuale graduatoria nazionale. In settimana a Roma arriverà infatti lo Zenit San Pietroburgo in una sfida decisiva per gli equilibri del gruppo F della massima competizione UEFA. La Lazio 2021 si presenterà in Calabria forte di due coppe in più (il trionfo in Coppa Italia del 2019 e la Supercoppa italiana dello scorso dicembre), e con enormi consapevolezze maturate. Tra queste, quelle dell’uomo del momento. Allora tacciato come colpevole della mancata qualificazione in Champions, Felipe Caicedo è divenuto amuleto assoluto della Lazio, che con il numero 20 in campo dal 1′ in Serie A ha perso soltanto tre volte, e che nelle ultime settimane si è affidata con costanza alla verve dell’ex centravanti di Manchester City e Basilea, che ha rinominato l’ormai ex “zona Cesarini”, siglando prima della sosta ben tre reti (tutte decisive) a cavallo tra il minuto 80 e il minuto 98. Prima il Crotone, poi la Champions, dunque, per un rientro dalla sosta che coinciderà col ritorno su un campo storicamente ostico per Simone Inzaghi: una sconfitta e un pareggio (come appena visto, equivalente a una sconfitta) da allenatore della prima squadra della Capitale.

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