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Avversari si, nemici mai. Il tuo ‘popolo’ ti dice: «Grazie mister»

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La riconoscenza è una parola astratta nel vocabolario italiano e sconosciuta nel mondo del calcio. Non per tutti però: da queste parti i trofei non sono mai stati tanti, ma il rispetto, l’educazione e la lealtà, sono state sempre al di sopra di ogni cosa.
Il destino ci ha unito, ci ha visto esultare, piangere, ridere, abbracciarci. Il destino ci ha visto fare tante cose insieme; perché tutti uniti si raggiungono i traguardi migliori: squadra, società e “popolo”, quello da te ribattezzato e da te ricompattato. Quel popolo voluto al tuo fianco per combattere una guerra lunga un anno e mezzo.
Dopo le prime quattro giornate i punti erano soltanto 3, poteva essere la fine di tutto, ma tu l’hai trasformato in uno splendido inizio.
Sarà stato il caso, o forse no: maglia bandiera, 50.000 mila persone allo stadio, squadra in cerchio a cantare l’inno e un “popolo” a Formello dopo due vittorie a Napoli. Un concentrato di emozioni uniche che difficilmente il tifoso laziale riuscirà a rivivere all’interno di una stagione calcistica.
Beh mister, quel destino oggi dopo averci fatto passare tanti bei giorni insieme, per un’ora e mezza ci vedrà avversari, ma mai nemici. Dove c’è stato amore non potrà mai esserci odio, perché la rabbia passa, il sentimento resta.
A noi mister, il tuo ricordo resterà per sempre, eccome se resterà. Chissà se un giorno rivedremo mai 50.000 persone allo stadio in un Lazio-Empoli, oppure se riusciremo a vincere due volte in un anno nella bolgia del “San Paolo”. Chissà se rigiocheremo una finale ad armi pari con una Juventus seconda in Europa solo al Barcellona. Chissà come sarebbe andata se quel palo-palo di Djordjevic fosse entrato o se quella maledetta fascia di capitano non avesse diviso uno spogliatoio. Chissà mister, chissà come sarebbe andata se a quel bivio di Leverkusen, invece di fermarci avessimo proseguito dritto…
Alcune di queste cose non le sapremo mai, altre le scopriremo col tempo. Di errori ne hai commessi tanti, probabilmente quello più grave è stato continuare a dare fiducia, a chi in te fiducia non ne ha aveva più da un pezzo. Sei stato l’unico che ha provato a salvare una stagione di per se insalvabile. Hai dovuto fare i conti con una rosa inadeguata, ma non hai mai smesso di credere nelle tue idee.
Hai accettato una sfida che tutti avrebbero rifiutato. Hai detto che volevi un contratto annuale perché se non fossi arrivato in Europa non avresti meritato di allenare la Lazio. Hai riunito a ogni allenamento la squadra in cerchio per farle cantare l’inno. Hai riportato un “popolo” intero allo stadio. Sei entrato nei nostri cuori e qualsiasi cosa accada, non ne uscirai!
Caro Stefano Pioli , le nostre strade si sono divise e come questa sera si potranno incontrare, ma quella riconoscenza sconosciuta dalle altre parti, nei tuoi confronti non verrà mai meno.
Avversari si, nemici mai. Perché chi quella maglia ha amato e come un tifoso si è comportato, da noi non verrà MAI DIMENTICATO.

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