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Una Lazio stanca e incerottata si consegna al Napoli. Ora la Champions diventa un miraggio

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L’analisi tecnico-tattica della partita Lazio-Napoli, vinta per 3-0 dalla squadra di Sarri grazie alla doppietta di Insigne e al gol di Callejon

Battuta d’arresto decisiva. Dopo la finale di Coppa Italia, la Lazio dice virtualmente addio al sogno Champions, adesso lontano 7 punti. Il Napoli gioca bene e spreca tanto. Insigne, Mertens e Callejon fanno quello che vogliono contro una difesa troppo macchinosa, impacciata e soprattutto inedita. Non sono solo le assenze pesanti a determinare questo eclatante risultato, ma una serie di tante situazioni che si sono combinate per l’occasione. Ha inciso e non poco la partita infrasettimanale, più che per i festeggiamenti per il tanto dispendio energetico, che non ha permesso ai vari Basta, Anderson, Milinkovic e Immobile, di essere al meglio per lo spareggio Champions. La reazione nel finale è stata affidata ai nervi più che al gioco, ma nonostante ciò, con un po’ di fortuna la partita poteva riaprirsi. Bene i subentrati Patric, Hoedt e Keita che probabilmente avrebbero meritato una maglia da titolare non avendo giocato il derby. Ora il terzo posto è lontano, quasi irraggiungibile anche se la matematica non ha ancora decretato nulla. Il calendario nel prossimo turno sorride alla Lazio che sarà ospite del Genoa, mentre l’Atalanta giocherà con la Roma e ci sarà il derby di Milano. Da questa giornata può passare l’allungo definitivo per il quarto posto, che vorrebbe dire Europa League diretta senza preliminari.

REMISSIVI E MAI IN PARTITA – Il Napoli palleggia, la Lazio aspetta per ripartire in contropiede. Questa era la partita preparata da Inzaghi così come avvenuto nel doppio confronto con la Roma. L’intenzione era quella di terminare il primo tempo 0-0 per poi inserire Keita e provarla a vincere. Tutto questo è stato vanificato dal gol preso ingenuamente per una sbavatura complessiva della difesa e dalla seconda rete, arrivata proprio un attimo prima dei cambi. In mezzo al campo il Napoli ha sempre avuto il pallino del gioco in mano e con l’accentramento di Anderson vicino ad Immobile, nemmeno sulle fasce la Lazio è riuscita ad avere il predominio. Basta e Lukaku erano sempre chiamati a raddoppiare in fase difensiva e di conseguenza la manovra offensiva biancoceleste ne risentiva. Le distanze tra i reparti non erano giuste, Milinkovic a cui spetta sempre il compito di fare da collante tra centrocampo e attacco, ha dovuto abbassare il proprio raggio d’azione per aiutare Parolo e Murgia in evidenti difficoltà di impostazione. Così facendo in avanti restavano i soli Immobile e Anderson, che venivano risucchiati dai 4 difensori del Napoli. I due hanno svariato su tutto il fronte non dando punti di riferimento, ma l’apporto dei centrocampisti non era il solito e l’area restava puntualmente sguarnita. Le cose sono cambiate soltanto nel finale quando grazie all’impostazione di Hoedt da dietro e alla brillantezza di Patric e Keita, gli azzurri vengono messi alle corde. Con l’assenza di Biglia in cabina di regia resta difficile capire l’esclusione dell’olandese, l’unico oltre all’argentino di far partire l’azione. Emozione, inesperienza e responsabilità condizionano la prova di Murgia, spesso impreciso e alla continua ricerca della posizione in campo. Fa il possibile ma la Lazio in quella zona di campo viene surclassata dal Napoli; la sua crescita passa anche da partite come queste.
Il rammarico arriva dalla reazione finale: qualora fosse arrivato in un gol in una di quelle occasioni create, probabilmente l’epilogo  sarebbe stato diverso. Il risultato ha assunto dimensioni troppe rotonde per quanto visto in campo e per quanto fatto vedere nei mesi precedenti dalle due squadre. Nonostante ciò, il Napoli ha meritato di vincere, avendo disputato una gara quasi perfetta. D’altronde per battere una Lazio anche in serata no, bisogna sbagliare poco o nulla.

DA DOVE RIPARTIRE?Biglia, Lulic, de Vrij e Marchetti sono assenze pesanti a cui è difficile sopperire, specialmente in uno spareggio Champions. La rosa corta e la mancanza di alternative in panchina non la scopriamo ora, anzi Inzaghi è riuscito nell’ardua impresa di trovare risorse ulteriori nei suoi giovani, che quest’anno erano chiamati a recitare il ruolo delle comparse, non certo dei protagonisti. Lo scontro diretto è arrivato nel momento di maggior dispendio fisico della squadra e a distanza di pochi giorni, questo si è fatto sentire. C’è il rammarico di non aver giocato questa partita al completo e con gli uomini migliori, ma i ricambi e la gestione dei calciatori differenziano una squadra già grande da una che lavora per diventarlo. La Lazio nonostante una gara a settimana, non ha mai potuto concedere turni di riposo ai vari Anderson, de Vrij, Immobile e Parolo fermati solo dalle squalifiche. La stagione resta comunque esaltante con due finali da giocare nei prossimi mesi. Ora la prossima tappa è Genova con l’obiettivo di tornare alla vittoria e aumentare il distacco dalle inseguitrici. Lo sguardo al terzo posto c’è sempre, si sono viste rimonte molto più difficili e fin quando non sarà la matematica a decretarlo, la Lazio proverà a privare il Napoli dell’approdo in Champions League, come successe due anni fa. In attesa della finale di Coppa Italia che potrebbe mettere la ciliegina, su una torta comunque buona.

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