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Almeyda: «In campo non temevo nessuno. E quando Delvecchio offese la Lazio…»

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Matias Almeyda è ancora oggi ricordato con affetto dai tifosi laziali: ecco l’intervista in cui descrive il suo carattere forte e grintoso

Ci sono calciatori che, per le emozioni regalate in passato, non saranno mai dimenticati dai tifosi. Tra questi c’è senza dubbio Matias Almeyda. Ha vestito la maglia della Lazio per tre anni (dal 1997 al 2000). Ha vissuto e scritto da protagonista le pagine più gloriose della storia biancoceleste. E’ stato un leader, il gladiatore del centrocampo. Apprezzato dai tifosi per la sua grinta e la sua tenacia. La pagina Facebook «Racconti Calcistici» ha reso omaggio all’ex calciatore argentino, pubblicando una sua intervista passata, in cui è messo in evidenza il forte carattere, lo stesso che poi trasmetteva in campo: «Da calciatore non mi sono mai tirato indietro davanti a nessuno. Quando giocavo per una squadra davo tutto me stesso. Se il mio club veniva offeso da qualcuno mi saliva il sangue alla testa e cercavo di azzittirlo subito. Capitò con Delvecchio… Da quel giorno ogni volta che ci sfidavamo, giocava distante da me anche di 30 mt. Per tutta la carriera ho fumato dieci sigarette al giorno. Anche l’alcol è stato un problema. Bruciavo tutto negli allenamenti, ma vivevo al limite. Una volta ad Azul, il mio paese, ho bevuto cinque litri di vino, come fosse Coca Cola, e sono finito in una specie di coma etilico. Per smaltire, ho corso per cinque chilometri, finché ho visto il sole che girava. Un dottore mi ha fatto 5 ore di flebo. Sarebbe stato uno scandalo, all’epoca giocavo nell’Inter. Quando mi sono svegliato e ho visto tutta la mia famiglia intorno al letto, ho pensato che fosse il mio funerale».

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