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Tanti auguri Signori! L’ex attaccante: «Lazio, amore speciale. Non sono mai andato via»

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L’idolo dei laziali Beppe Signori compie oggi 50 anni. L’ex attaccante ha rilasciato un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”

Se la Lazio segnava, non c’era neanche bisogno di chiedersi chi fosse l’autore del goal. Anche i tifosi negli anni Novanta lo avevano capito e per questo cantavano: «E segna sempre lui…». Beppe Signori effettivamente è uno degli attaccanti italiani più prolifici di sempre (188 reti in Serie A), resta ancora oggi uno degli idoli biancocelesti. Nel giorno del suo 50° compleanno ha ripercorso ogni tappa della sua carriera, iniziando dal provino con l’Inter: «A 15 anni fui scartato perchè troppo piccolo fisicamente». I dirigenti neroazzurri se ne pentirono, ma questa è solo una frase della sua intervista. Ecco riproposte le parti più importanti:

Ci racconta del passaggio dal Foggia alla Lazio?
«A Roma ho vissuto un amore fortissimo. Scesero in 5mila in piazza per evitare la mia cessione al Parma. E pensare che all’inizio avevo paura, dovevo sostituire Ruben Sosa che fece 40 gol in 4 anni. Invece ne segnai 49 nella metà del tempo. Alla Lazio capiì le parole di Zeman: ero un bomber».

Perchè andò via?
«In una partita di Coppa Uefa del 1997, Eriksson mi fece scaldare per 45 minuti, poi non mi mandò neanche in campo. Ero il capitano e sognavo di superare il record di Piola, non meritavo quel trattamento. Quella volta girai con la macchina fino alle sei del mattino con le lacrime agli occhi».

Dopo il suo addio, la Lazio iniziò a vincere…
«Sono capocannoniere della Coppa Italia 97/98, quel trofeo lo considero mio. Dopo lo Scudetto del 2000 il presidente Cragnotti organizzò un’amichevole col Bologna per coinvolgermi. Non me ne sono mai andato».

Gli anni al Bologna?
«Mazzone era l’uomo giusto per ripartire dopo il trauma alla Lazio. Segnai la prima marcatura dopo una lunga astinenza proprio contro la sua Roma. Mi disse: “Mortacci tua, mi hai fatto esultare al goal di un laziale contro la Roma”».

Perchè tirava i rigori da fermo?
«L’idea mi venne osservando un trofeo di freccette. Lì è necessaria solo la forza e la precisione. Un anno fa mi chiamò il Barcellona per dare consigli a Neymar che da quel momento ha siglato tutti i penalty».

Spera di rientrare nel calcio?
«Sono radiato dal 2011 per lo scandalo scommesse, ho preso l’ergastolo sportivo. Dopo 7 anni il processo penale non è ancora iniziato. Mi auguro di uscirne innocente, posso dare ancora qualcosa al calcio e ai giovani. Se sono innocente? Sicuro non sono il capo dei capi».

 

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