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Serie A, Spadafora: «Tutti speriamo nella ripresa del campionato, ma…»

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Il ministro dello Sport è tornato a parlare della ripresa del campionato di Serie A nella sua informativa al Senato

Vincenzo Spadafora, intervenuto in Aula al Senato per un’informativa sulle iniziative di competenza per fronteggiare l’emergenza da coronavirus, ha parlato della situazione del calcio italiano e della possibile ripresa della Serie A. Ecco le sue parole:

«L’emergenza sanitaria in corso ci ha obbligato a delle rimodulazoni dei nostri programmi. I ragazzi e le ragazze italiani non sanno come riorganizzare la propria vita e le proprie vite. Per questo abbiamo convocato per la prima settimana di giugno una maratona web che saranno rappresentative di tutte le società religiose laiche e non per far sì che i ragazzi possano sentirsi protagonisti».

SPORT – «In questo periodo di lockdown si sono fermate tutte le attività sportive. Io fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria ho tenuto rapporti costanti con gli organismi sportivi. Nessuno escluso. Tutte quelle realtà che ci potessero dare una percezione adeguata di quello che stava accadendo. Mi sono tenuto in contatto con gli altri Ministri dello Sport europei per una linea comune. Fermarsi era inevitabile. Ci sono stati tanti appuntamenti importanti rinviati come l’Olimpiade, Euro 2020, il Giro d’Italia. La linea del Governo è sempre stata di prudenza e di tutela della salute in tutto e per tutto. Abbiamo proceduto con prudenza per il mondo sportivo. Abbiamo ripreso con la ripresa degli allenamenti individuali dal 4 maggio. È stato necessario perchè il richiamo che ci arrivava dalla comunità scientifica era quello di mettere in circolazione il minor numero di persone».

CALCIO – «L’attenzione si è concentrata sul tema del calcio. Io sono consapevole dell’importanza sociale del calcio. Sarebbe paradossale se non riconoscessi l’importanza del calcio visto che rappresenta un’industria importante del nostro paese. Ciò nonostante ho trovato eccessivo l’inasprimento del dibattito politico e mediatico. Incomprensibile agli occhi degli italiani. Ieri sono arrivate le valutazioni del CTS sul protocollo proposto dalla FIGC per la ripresa degli allenamenti. Cito alcune osservazioni del CTS: 1) il cts chiede nel caso di un nuovo positivo che tutta la squadra venga messa in quarantena 2) Responsabilità notevole ai medici delle singole squadre 3) Sia fatta attenzione che l’enorme numero di tamponi per i calciatori non vada ad intaccare le richieste dei cittadini. La FIGC penso riadatterà il protocollo per consentire la ripresa degli allenamenti dal 18 maggio, ovviamente bisogna vedere se si torna a giocare. Sul campionato sono chiaro: Se riprenderà, come tutti auspichiamo, sarà perché ci sarà stata una successione accurata di attività e protocolli che permetteranno di riprendere in sicurezza per tutti. Non è possibile riprendere solo per una spinta strumentale. L’incertezza non riguarda solo l’Italia, gli unici Paesi che hanno deciso subito sono quelli che hanno sospeso il campionato. Tutti gli altri, anche la Germania che ripartirà nei prossimi giorni, hanno aspettato lo sviluppo degli eventi, rinviando di volta in volta la decisione. Il Governo ha tenuto sempre una linea prudente, mentre abbiamo visto cambiare opinione da parte di presidenti, giornalisti e opinionisti. Non ci siamo fatti condizionare da pressioni di alcun genere».

RIPRESA – «Qualcuno si è chiesto perchè se una cassiera risultasse positiva non si chiuderebbe il supermercato, mentre per il campionato sì. Nel supermercato è possibile tenere distanziamenti, usare protezione. Il calcio è per sua natura uno sport nel quale non è possibile mantenere distanze, i giocatori devono correre, marcarsi, assembrarsi in area di rigore. Da qui la necessità di evitare. La sottovalutazione di questo problema ha portato poche settimane fa alla quarantena di diverse squadre di Serie A e diversi giocatori. Quello che vogliamo evitare è di ritrovarci in questa situazione. Siamo tutti consapevoli che la necessità per il calcio nasca da motivazioni sportive e da legittime motivazioni economiche, diritti televisivi dal cui introito dipende il futuro di molte squadre». 

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