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Lotito: «Ci siamo mossi per il Flaminio. Il mio sogno è…»

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Claudio Lotito ha rilasciato una lunga intervista, dove ha toccato tantissimi temi, tra cui anche lo stadio Flaminio

Claudio Lotito ha rilasciato una lunga intervista, dove ha toccato tantissimi temi, tra cui anche lo stadio Flaminio. Queste le sue parole, rilasciate ai microfoni di Leggo.

SARRI –Ci siamo capiti subito. Non lo conoscevo, però mi ha fatto immediatamente una grande impressione. Come ho già detto, Sarri è una persona che vive per il calcio. Per questo gli ho affidato un progetto ad ampio raggio, che mi sembra stia mostrando tutte le sue potenzialità anche in queste prime giornate di campionato. Com’è nata l’idea Sarri? Dopo l’uscita di scena di Simone Inzaghi, per certi versi improvvisa e inattesa, abbiamo scelto un allenatore in linea con le ambizioni di questo club. Non, dunque, un mister di transizione, ma uno in grado di far partire subito un progetto nuovo, che puntasse sui giovani e al miglioramento della rosa. Ho valutato tanti tecnici validi, più o meno blasonati. Ho scelto di non accontentarmi. Non ho preso un nome: ho scelto un’idea di fare calcio».

MERCATO – «È stato uno dei mercati più dispendiosi sotto il profilo economico, ma si è fatto un investimento per gettare le basi del rinnovamento necessario che attendeva il nostro parco giocatori. Avevamo figure e ruoli da coprire nell’immediato, ma anche bisogno di dare alla rosa più ricambi di quanti ce ne fossero lo scorso anno. Senza fare collezioni di figurine, ma comprando chi fosse veramente utile. E, cosa che molti brillanti commentatori trascurano, non abbiamo venduto le nostre pedine migliori, a partire da Sergej Milinkovic-Savic. Altre grandi squadre hanno sacrificato tasselli importanti, noi no. Romagnoli? Essere laziali è un plus importante, perché aiuta a entrare da subito in sintonia con questi colori. Da solo però non basta. Prima di tutto viene l’aspetto tecnico. Romagnoli è davvero quel che ci serviva, per capacità ed esperienza internazionale. Del bianco e del celeste ti innamori da bambino, così è stato per Romagnoli, oppure giocandoci. Penso che Immobile, Milinkovic, ma anche altri che sono qui da meno tempo di loro, siano diventati ormai tifosi della squadra in cui giocano».

OBIETTIVI – «Noi puntiamo alla crescita. Non possiamo permetterci di andare indietro. Si può raggiungere o meno un trofeo, che dipende da molteplici fattori. Bisogna però sempre arrivare a giocarsi tutto fino in fondo. Ricordo ancora quando arrivai a Formello: era rimasto poco e niente, sia nelle attrezzature che nel patrimonio tecnico, tranne qualche importante giocatore del vecchio ciclo. Presi tanti giocatori, alcuni dei quali sono entrati nella storia della Lazio, come per esempio Tommaso Rocchi. La crescita però è sempre stata tangibile e oggi siamo in alto, nelle posizioni che contano».

FLAMINIO – «Ci siamo mossi ufficialmente, come sapete. Fare uno stadio di proprietà non è come andare a prendere un caffè al bar. Ci sono procedure, condizioni mutevoli, variabili a non finire che possono incidere sul risultato finale. Per questo parlerò a tempo debito e non ha senso fare annunci di qualsiasi tipo su questo tema. Di certo la Lazio vuole un suo stadio di proprietà».

IMMOBILE – «Trovo incredibile che un giocatore così non sia celebrato come merita. La Lazio non vuole trattamenti di favore da nessuno. E lo stesso vale per i suoi calciatori. Vorrebbe soltanto che fosse guardata la realtà. Un giocatore che segna moltissimi gol da anni, che è sempre decisivo, con colpi da grande giocatore, va sui giornali per vicende che nulla hanno a che vedere con le sue qualità umane e sportive. Ha vinto la sua Scarpa d’Oro ma forse a qualcuno dà fastidio che stia alla Lazio. Lo conosco e so che ama i tifosi laziali e questa società proprio perché lo fanno sentire ogni giorno importante».

CAMBIAMENTI – «Girano sempre tante voci attorno alla Lazio. Bisogna guardare ai fatti e non alle indiscrezioni. Nella società sono in corso alcuni cambiamenti, come sapete ho affidato un ruolo per tutto il settore giovanile e la Primavera, oltre che Lazio Woman, a mio figlio Enrico, che porterà sicuramente energia giovane e grande attaccamento ai colori biancocelesti. È arrivato il Direttore Fabiani, persona di grande esperienza che gode della mia considerazione e stima personale. Ho apportato alcuni cambi nella comunicazione, per essere sempre più pronti e propositivi, visto che non abbiamo, a differenza di altri, trattamenti con i guanti bianchi».

SOGNO – «Il mio sogno è portare la Lazio ai vertici del campionato italiano e d’Europa. È un sogno sportivo, professionale, personale. Parole Cragnotti? Mi fanno piacere. Noi cerchiamo di conciliare i risultati sportivi con quelli economici».

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