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Acerbi: «Lo scorso anno partivamo sempre 2-0. Immobile determinato a fare la storia della Lazio»

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Francesco Acerbi nella seconda parte dell’intervista a Lazio Sytle Channel si sofferma sulla Lazio, sulla Supercoppa a Riyad, sui compagni e sul rapporto con Immobile

Francesco Acerbi si è confidato ai microfoni del club, parlando anche della squadra, dell’arrivo alla Lazio, del rapporto con i compagni e svelando curiosi aneddoti.

SULL’ARRIVO ALLA LAZIO – «Ho provato forti emozioni. Andai a parlare con Tare, ma Inzaghi mi chiamò e mi chiese: “Vuoi venire alla Lazio? Sei il primo della lista, ti voglio!”. Risposi: “Ti prometto che verrò alla Lazio”. È stata una battaglia mai vista, ci messaggiavamo tutti i giorni con il mister. Sapevo che avrei fatto bene, ero sereno, consapevole di ciò che avrei potuto fare; per me ogni giorno ora è una dimostrazione, in passato mi ero seduto, ora questo nella mia testa non c’è più: voglio dimostrare a me stesso più che agli altri. Poi posso giocare bene o male, ma ora so chi sono e voglio sempre migliorare.

SULLA SUPERCOPPA – «La Supercoppa? La settimana prima avevamo vinto 3-1 in casa con la Juve, poteva andare diversamente dal campionato, ma a Riyad volevamo vincere, abbiamo fatto tanto dal punto di vista mentale, non eravamo appagati della classifica di Serie A. Grande partita, non volevamo perdere, eravamo noi, quelli che erano primi l’anno scorso. Abbiamo i giocatori per stare nelle prime tre posizioni, quando stiamo bene non c’è niente da fare per nessuno. Partivamo sul 2-0 per noi ogni volta. Siamo sempre dati un po’ per spacciati, ma poi…»

SUL FUTURO – «Il mio futuro? Mi piace tenermi in forma, fisicamente e mentalmente, sarò sempre in movimento. Magari prima di smettere cercherò di fare l’allenatore coi vari corsi. Vediamo un po’, ora penso a giocare a calcio. Ma il mio indirizzo penso sarà fare l’allenatore».

SUI COMPAGNI – «Marco (Parolo) è un bravissimo ragazzo, lo guardo molto, ha la testa a posto. Da titolare inamovibile è passato a essere un giocatore importante dentro e fuori dal campo, si è sempre allenato benissimo, si è fatto trovare sempre pronto. Parliamo spesso tra di noi. Quando stai bene di testa e a casa la differenza si vede, in campo ci vai ‘con la pipa’. Con Ciro ho avuto un bel rapporto da subito, poi dal secondo anno è diventato ottimo, quest’anno ancora di più. Ci diamo qualche bacino a pranzo come portafortuna, io lo chiamo ‘amore’ in campo, mai CiroUna volta ho urlato in campo “amoree” contro l’Internazionale, i giocatori nerazzurri mi chiesero: “ma chi hai chiamato amore?”. Abbiamo un rapporto speciale, porta positività, lui ci tiene talmente tanto a stare qua e all’ambiente Lazio, come me e tanti altri. Ma lui ha qualcosa in più, lui deve fare la storia, lo vuole con tutto se stesso. E io cerco di dargli una mano e qualche energia in più».

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