Hanno Detto
Sarri si racconta a Dazn: «Questi i cinque mesi più difficili della mia carriera, ma non solo. Cosa ho fatto lontano dai campi? Visto partite. Nella vita sono così»
Sarri si racconta in una lunga intervista rilasciata a Dazn per “Storie di Serie A”. Il tecnico biancoceleste ha parlato di lui tra passato, presente e extracampo
In una lunga intervista rilasciata a Dazn per “Storie di Serie A”, Maurizio Sarri ha affrontato numerosi temi legati alla sua carriera, al rapporto con la Lazio, ai periodi difficili vissuti lontano dai campi e alle prospettive future, sia sportive che personali, alla vigilia del match contro il Milan della tredicesima giornata.
Un racconto profondo, ricco di dettagli, che offre uno sguardo completo sul percorso di un allenatore capace di costruirsi arrivando dal basso e che oggi prova a dare identità e visione al progetto biancoceleste.
COS’HA FATTO LONTANO DAL CAMPO – «Ho visto partite, non è che sia cambiato qualcosa, il mondo del calcio ci rimani dentro. Purtroppo la storia familiare non è stata bellissima, sono stato preso da storie non simpatiche».
CAMBIARE VITA – «Una serie di contingenze che ti capitano, non c’è bisogno di grande coraggio. È una storia di passione, che mi diverte. Da quando lo faccio di professione la sensazione di andare a lavorare non ce l’ho mai avuta».
LA CARRIERA – «L’obiettivo era farne una professione, senza avere ambizioni così alte. Le circostanze e la fortuna mi hanno portato più in alto di quello che pensavo».
NAPOLI E IL CALCIO BELLO – «A Napoli non abbiamo vinto niente ma è stato un calcio bellissimo, divertente da vedere. Tutto era al posto giusto».
SARRISMO – «È un’ipotesi, poi bisogna confrontarsi con i calciatori che hai. Nessuna squadra che ho avuto mi ha permesso di replicarlo».
I GIOCATORI PIÙ FORTI – «Cristiano Ronaldo alla Juve. Higuain e Mertens a Napoli. Albiol era sottovalutato. Jorginho, Kanté, e Hamsik che avrebbe meritato di più».
CHI PORTEREBBE ALLA LAZIO – «Direi Marek, stiamo cercando di costruire una base solida per diventare competitivi».
RAPPORTO CON I PRESIDENTI – «Meglio un presidente tosto che un fondo straniero. È una figura dominante, ma preferisco una litigata faccia a faccia».
L’ARRIVO ALLA LAZIO – «Pensavo sarebbe stato un anno difficilissimo. I cinque mesi più difficili della mia carriera, ma anche divertenti».
SUL MILAN – «Le storie estive passano. Io mi metto seduto sulla panchina della Lazio».
SU ALLEGRI – «Buon rapporto, è un toscano. Idee diverse ma rapporto buono».
GLI ALLENATORI – «Fabregas è destinato a fare grandi cose. Mi piace Grosso. Chivu ha grande personalità. Giampaolo meriterebbe una panchina in Serie A».
PASSIONI EXTRA CALCIO – «Gli ulivi? Mi piace vederli, non lavorarli. Il ciclismo è storia familiare. Mio nonno e mio padre lo praticavano».
SCARAMANZIA – «Molto meno che da giovane. La palla quando esce però non la tocco: è dei giocatori».
IL PRESENTE – «Ci stiamo impegnando. Abbiamo limiti ma i ragazzi stanno dando tutto».
I RIMPIANTI – «Pochi. Il mio carattere non mi ha permesso certe cose, ma non ho fatto compromessi».
L’AUGURIO – «Creare una base di calciatori con cui, con due o tre innesti, salire di livello».
IL SOGNO FINALE – «Chiudere con la Lazio che prende il Flaminio, esserci io in panchina alla prima partita e che lo stadio si chiami Tommaso Maestrelli».
