Focus

L’importanza di chiamarsi Parolo: minutaggi record con Inzaghi e Ventura

Pubblicato

su

Nonostante sia diffidato, Marco Parolo questa sera giocherà l’ultima partita di girone con la Nazionale Italiana, ad un passo dagli spareggi

Per lui vige la legge della (I) : Indispensabile, Insostituibile, Imprescindibile. Questa è la parola che meglio si associa con il suo cognome: Parolo. Eternamente giovane o mai vecchio. Esploso a 29 anni grazie a Stefano Pioli che in quella Lazio di corsa e bel gioco gli affida un ruolo da protagonista e non da comprimario. 40 presenze e 11 gol che lo fanno balzare tra i top dei centrocampisti italiani. Tanta corsa e tante reti che non possono non conquistare Antonio Conte, il tecnico che probabilmente lo avrebbe voluto con se anche al Chelsea. Nonostante l’era Pioli si conclude, Marco è sempre l’uomo simbolo della Lazio, con cui in tre anni ha giocato tre finali: due di Coppa italia e una di Supercoppa vinta. Leader in campo e fuori, Inzaghi gli ha consegnato la carica di vice-capitano, così da formare insieme a Lulic e Immobile, la colonna portante di uno spogliatoio sempre più unito.

IMPRESCINDIBILE – Non ha bisogno di riposo Parolo, l’unico tra i titolari a non esser mai rientrato nel turn over. In campo con il Vitesse e anche con lo Zulte. Ha saltato soltanto la trasferta di Genova dopo esser stato espulso nei minuti finali con il Milan. Inzaghi non rinuncia mai a lui, ma non è il solo, anche Giampiero Ventura è sulla sua stessa linea di pensiero: 7 partite per un totale di 524 minuti. Solo una volta non è rientrato nelle convocazioni per un problema al ginocchio. Sicuramente andrà al Mondiale e questa sera insieme a Ciro Immobile forma il ‘blocco Lazio‘ (solo i biancocelesti, Juve e Inter avranno due calciatori in campo). L’importanza di chiamarsi Parolo, il motorino tuttocampista con il vizio del gol. La legge della (I) questa sera dice Italia.

Exit mobile version