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La scarsa supervisione del settore del gioco digitale in Italia sta portando i giocatori vulnerabili a sprofondare in un debito sempre più profondo
Rispetto al 2006, c’è stato un +349% di spesa nel gioco online da parte degli italiani, siamo arrivati a 157 miliardi di euro giocati. Le segnalazioni di operazioni sospette, nel primo semestre del 2025, sono salite a quasi 81 mila. Gli utenti vulnerabili sono sempre più esposti e, forse, hanno bisogno di essere tutelati un po’ di più. Cosa sta facendo il governo a riguardo?
Le piattaforme ormai sono ovunque, l’accesso è praticamente istantaneo e i bonus fanno gola. I casinos online senza deposito propongono delle offerte allettanti e sono sempre di più i siti di comparazione che aiutano gli utenti a scegliere le opzioni migliori disponibili, mese dopo mese. Di recente c’è stato il riordino normativo che ha definito meglio le regole per il gioco online, sono anche stati implementati nuovi strumenti di tutela, però non sempre riescono a intercettare chi ha davvero bisogno. I volumi di gioco continuano a crescere e le segnalazioni per l’antiriciclaggio aumentano, questo significa che c’è una parte dei giocatori che scivola nelle spirali di spesa e di debito da cui poi è difficile uscire.
Quando la trasparenza dei numeri si inceppa: capire la dimensione del problema è complicato
Per fare una buona prevenzione, servono dei dati aggiornati e realistici. Purtroppo, però, i numeri arrivano sempre un po’ in ritardo e a spezzoni. Spesso le pubblicazioni delle sintesi ufficiali vengono rilasciate in ritardi e si riesce ad avere una visibilità solo limitata dei flussi digitali.
Nel frattempo, però, i conti crescono, nel 2024 la spesa complessiva ha toccato i 157 miliardi giocati, mentre nel secondo trimestre 2025 l’Erario ha incassato più di 3,2 miliardi. Senza delle serie storiche e degli open data omogenei, leggere le tendenze locali e intervenire presto resta piuttosto difficile.
Il paradosso delle tutele digitali con l’autoesclusione che non basta se il perimetro resta limitato
L’Italia dispone del Registro Unico delle Autoesclusioni, gestito dall’ADM e da Sogei. Con lo SPID ci si può bloccare dal gioco a distanza per un periodo o a tempo indeterminato. È uno strumento utile, ma oggi agisce soprattutto sull’online regolato, fuori restano i canali non autorizzati e l’offerta illegale, dove le barriere sono scarse.
Inoltre, mancano dei dati pubblici sull’uso effettivo dell’autoesclusione, un indicatore fondamentale per calibrare gli interventi. Il riordino del 2024 ha rafforzato le cornici e i requisiti per i concessionari, ma la protezione dei soggetti fragili dipende anche dalla capacità di integrare delle tutele cross-canale e di misurare quanto effettivamente funzionano.
Il divieto di pubblicità scavalcato online tra creator, piattaforme e link travestiti da informazione
Il decreto Dignità vieta la pubblicità del gioco con vincita in denaro, ma sul digitale la linea è sottile. I contenuti degli influencer, le affiliazioni e i consigli possono diventare una forma di promozione indiretta. L’AGCOM ha intensificato i controlli e le sanzioni per le violazioni sul divieto online hanno superato i 7 milioni di euro, molte hanno riguardato i content creator e le piattaforme.
È un segnale importante, ma racconta anche quanto sia poroso il confine tra l’informazione e l’advertising nell’ecosistema social, dove i format si ibridano e raggiungono il pubblico più giovane.
Segnalazioni finanziarie in aumento e nuovi profili di rischio sociale
L’Unità di Informazione Finanziaria segnala nel primo semestre 2025 ben 81 mila SOS, +15,6% rispetto al 2024. Allo stesso tempo, la rete Caritas registra un fenomeno che pesa sui bilanci familiari, con un boom dei volumi di gioco nel 2024 e più richieste di aiuto nei centri di ascolto.
Tra i minori, l’ISS rileva che il 23,4% dei 14-17enni ha giocato nell’ultimo anno, con il 3,9% problematici e una precoce esposizione già tra gli 11-13 anni. In un contesto dove crescono anche gli strumenti di credito digitali, il rischio è trasformare le perdite ricorrenti in debiti difficili da gestire.
Territori e offerta illegale che rinasce online mentre i controlli inseguono senza sosta
I controlli ci sono, ma l’offerta non autorizzata si rigenera. Nel 2024 la black list ADM ha contato più di 11 mila siti illegali oscurati, eppure il fenomeno resta dinamico, soprattutto sui canali esteri e nel mobile.
Nei piccoli comuni, le analisi civiche mostrano una diffusione maggiore dell’azzardo, anche grazie al digitale, che rende il confine tra il centro e la periferia sempre più irrilevante. Quando i flussi si spostano sulle piattaforme non vigilate, le tutele evaporano e per chi è vulnerabile l’accesso resta a un tap di distanza.
Cosa serve davvero per non lasciare indietro i giocatori vulnerabili
Non esiste una bacchetta magica, ma alcune mosse concrete renderebbero il sistema più coerente con l’obiettivo di proteggere senza demonizzare il gioco legale. Primo tra tutti, la trasparenza dei dati, con delle pubblicazioni rapide, open data territoriali e indicatori condivisi sull’efficacia delle tutele. Secondo, l’enforcement digitale mirato sui creator, sulle affiliazioni e sui funnel opachi.
Serve integrazione delle misure di protezione lungo tutto il percorso utente, dall’onboarding alle verifiche ricorrenti, in coerenza con il riordino dei giochi a distanza. Poi, bisogna agire direttamente sulla comunità e sui servizi sul territorio con le scuole e la sanità, perché i numeri sui minori e sulle fragilità economiche dicono che la prevenzione va dove ci sono le persone, non solo dove ci sono i server.
