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Cataldi, il primo errore non si scorda mai. Ma la fede resta…

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L’esultanza di Cataldi al gol di Pandev non è stata accettata da alcuni tifosi biancocelesti. Quel gesto è davvero un’offesa alla Lazio?

Quando indossi la maglia della Lazio non indossi solo un oggetto, quando decidi di voler essere laziale abbracci un intero modo di pensare, di vivere e di affrontare i problemi. Il laziale si è sempre distinto per la sua mentalità e per la sua lazialità come i suoi tifosi che da anni sostengono e incitano i loro beniamini fino alla morte ma sono anche capaci di cancellare in un attimo tutto quello che di buono c’è stato fino a quel momento. Di esempi ce ne sono tanti e proprio su due sarebbe consono soffermare la nostra attenzione per capire che forse non bisogna sempre fare di tutta l’erba un fascio. Nella gara di sabato contro il Genoa l’ex Goran Pandev ha segnato la rete del momentaneo vantaggio dei grifoni e nell’esultanza non si è risparmiato offendendo ancora una volta la squadra che gli ha permesso di vincere trofei e lo ha fatto diventare qualcuno, non è la prima volta che il macedone si lascia andare a simili esultanze e il popolo biancoceleste da subito, e con ragione, non l’ha più considerato un «avversario leale». Al gol le telecamere hanno ripreso anche l’esultanza di Danilo Cataldi e della sua ragazza in tribuna e da qui il comunicato della Curva secondo il quale ragazzo non sarebbe più ben accetto nella Lazio perchè esultando in quel modo, a braccetto con il nemico, non ha avuto il giusto rispetto per i tifosi che fino a ieri lo consideravano il futuro biancoceleste. Ecco forse in questo caso bisognerebbe fare un passo indietro e capire che i calciatori prima di tutto sono uomini e professionisti, Cataldi ha più volte dimostrato l’attaccamento alla causa laziale e da sempre ha portato con onore l’aquila sul petto. D’altro canto però, come dicevamo, è anche un professionista e sarebbe forse giusto condannarlo per aver svolto il suo lavoro? Per essersi calato a pieno in quel clima onorando quella maglia che in questi mesi è stato chiamato a difendere? Troppo poco per condannare un ragazzo che semplicemente in quel frangente ha sfogato la sua gioia per il gol della sua squadra, anche se dall’altra parte ci sono i colori che fin da bambino ha portato nel cuore. Troppo poco per puntare il dito e per liquidare con due righe un giocatore che ha sempre mostrato professionalità e non ha mai nascosto la sua fede. Troppo poco per dire «Caro Danilo, buona permanenza a Genova, arrivederci e grazie». Forse bisognerebbe mettersi nei suoi panni e se necessario anche provare a perdonare l’esultanza, che è questione di attimi, di un ragazzo che non ha mai mancato di rispetto ai suoi tifosi.

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