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Umiltà, sacrificio, inesperienza: la Lazio dà tutto e non raccoglie niente

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Juventus-Lazio, l’analisi sulle scelte di Simone Inzaghi e sullo svolgimento dal punto di vista tecnico-tattico del match dello Stadium

Solita storia, la Lazio contro chi la precede in classifica, si scioglie come neve al sole. Partenza a razzo della Juventus e pratica archiviata in soli 15 minuti. Al contrario di quando successo nelle altre uscite contro le big, questa volta la squadra di Inzaghi, crolla nel primo tempo e abbozza una timida reazione nella ripresa. Facendo fede ai precedenti scontri diretti, era difficile ipotizzare un risultato diverso dalla sconfitta, soprattutto contro una corazzata, vittoriosa in casa da 27 partite consecutive. Poco o niente dunque da rimproverare ai biancocelesti, l’importante è ripartire subito.

CAMBIO A SORPRESAAllegri disorienta Inzaghi e all’ultimo minuto cambia le carte in tavola. Mandzukic sulla fascia sinistra con Dybala alle spalle di Higuain e Cuadrado a destra. Detta così può sembrare una scelta offensiva e folle, invece a tutto questo c’è un perché e lo si capisce dal primo gol: l’attaccante croato è il calciatore più fisico nella rosa bianconera e viene posizionato sulla fascia dove staziona Patric, il più piccolo della Lazio. L’azione che porta al primo gol può sembrare casuale, ma così non è: Mandzukic sale in cielo ed appoggia per Dybala, scattato verso la porta convinto che il pallone gli sarebbe arrivato proprio lì. Come una partita di scacchi, Allegri ha indovinato tutte le mosse, trovando giustamente impreparato Inzaghi, impossibilitato ad attuare contromisure immediate. Inoltre, entrambi i gol, sono arrivati dopo un arretramento di Higuain, andato a prendere il pallone a centrocampo, per rendere il gioco più fluido e dare il via all’azione. Nel vantaggio di Dybala, i centrocampisti della Lazio non sono svelti a leggere la situazione, mentre nel raddoppio, l’opposizione di Felipe Anderson su Cuadrado è troppo morbida. Ovviamente gli errori più clamorosi sono quelli finali di Marchetti nella prima occasione e di de Vrij nella seconda. Per qualche istante è sembrato di rivedere la partita di San Siro con l’Inter, dove sono state subite due reti simili e sia il portiere che il difensore, hanno fatto fatica a leggere le due situazioni. L’idea di Inzaghi era chiara ed intelligente, perchè in controtendenza con quanto fatto nei precedenti scontri diretti persi: provare a contenere quanto più possibile, per poi provare nel secondo tempo ad essere pericolosi. Purtroppo quando per una settimana si prepara una partita e dopo 5 minuti i piani vengono rovinati, non è facile rialzarsi e reagire, sopratutto contro la Juventus. Questo però non ridimensiona il lavoro della squadra e del tecnico, protagonisti fino ad’ora, di una stagione al di sopra delle righe.

DIFFICILE FARE DI PIÙ – Quando ci si presenta allo Juventus Stadium con una squadra inesperta e di conseguenza giovane, è difficile uscirne indenni. La generosità come il solito non è mancata, purtroppo per larghi tratti, a venire meno è stata la qualità degli interpreti. Lombardi il primo tempo è stato cancellato dal match, dall’ottimo lavoro di Mandzukic, in costante raddoppio su Asamoah, così come Anderson, ingabbiato da Lichsteiner e Cuadrado. Per il giovane prodotto del vivaio biancoceleste ci sono delle scusanti, dovute all’emozione e anche a dei limiti tecnici, ma nonostante  ciò, è comunque riuscito a sopperire cavarsela degnamente, sfoderando la solita prestazione grintosa e vogliosa di chi non si arrende mai. Nella ripresa, ruba il tempo ad Asamoah che lo spintona in area, in quel caso potevano esserci gli estremi per il penalty, l’arbitro ha deciso in maniera diversa, ma se c’è qualcosa di buona dopo queste sconfitte, è proprio la prestazione di un giovane come Lombardi, che potrà mettere nel suo bagaglio di esperienze, 66 minuti allo Juventus Stadium. Discorso diverso invece per Felipe, ormai recidivo in queste prestazioni opache nelle partite importanti. Completamente estraneo al gioco, riesce a far intravedere qualche colpo soltanto quando tutta la squadra inizia a girare. Troppo poco per uno come lui, che in questa squadra, rappresenta la massima espressione di qualità inespressa.

RIPARTIRE – Le sconfitte insegnano e modificano il cammino futuro. Questa, come anche quella d’andata in particolar modo. Quando ci si confronta con avversari di tanto superiori, in grado di mettere a nudo i limiti altrui, è più facile correggere gli errori commessi. Dopo 21 partite la Lazio ha conquistato 40 punti, cammino decisamente impronosticabile ad inizio stagione. Non va dunque rimproverato niente a questi ragazzi, che stanno già andando al di sopra delle più rosee aspettative. Le sconfitte negli scontri diretti sono arrivate semplicemente perché tra le file delle altre squadre, ci sono dei campioni che la Lazio non possiede. Infatti i risultati pieni, sono arrivati contro l’Atalanta e la Fiorentina, squadra sulla carta, di pari valore dei capitolini. Ad onor del vero, va anche rimarcato che contro le cosiddette ‘big’, si è giocato sempre in trasferta; le uniche due già affrontate in casa, sono le più forti della Serie A (Juventus e Roma). Detto questo per un discorso prettamente banale ed algebrico, vincere con le piccole porta sempre più punti, essendo le grandi soltanto 6. Ovviamente questa rotta per poter ambire a traguardi ambiziosi dovrà essere invertita, per il momento non resta di prendere quello che di buono è arrivato nella partita di ieri e farne tesoro. Come Lombardi anche Murgia ha mostrato spigliatezza ed intraprendenza, riuscendo ad entrare subito in partita ed andando a ricevere palla con personalità, direttamente da Marchetti. I risultati di questo lavoro è raro vederli nell’immediato, eppure Inzaghi è riuscito a farlo, portando la sua ‘banda’ al quarto posto dopo il girone d’andata. I limiti tecnici e la voglia di migliorarsi sono lo specchio di questa squadra e della stagione che si sta affrontando. Non bisogna buttare tutto a mare dopo una vittoria, ma farne tesoro per diventare grandi. Pazienza se si è usciti sconfitti dallo Juventus Stadium, quello è un leitmotiv, ricorrente da 27 giornate.

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