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Vulpis: «Lazio; investitori stranieri, main sponsor e stadio: ecco cosa deve fare»
Lazio, le parole di Marcello Vulpis, direttore dell’agenzia Sporteconomy, sui temi finanziari biancocelesti
Intervistato da Radio Laziale, Marcel Vulpis, direttore dell’agenzia Sporteconomy, ha analizzato i nodi finanziari del calcio italiano con particolare attenzione al caso Lazio. Tra blocco del mercato, stadi fantasma e strategie internazionali, ecco le sue riflessioni.
BLOCCO DEL MERCATO – «L’indicatore di liquidità misura la capacità di un’azienda di far fronte ai debiti nel breve termine. Servono entrate come sponsor e diritti tv per sostenere la gestione sportiva. Un dirigente mi ha detto che il calcio italiano dovrà trovare un forte bilanciamento tra efficienza aziendale e sportiva. Oggi chi compete a livello europeo ha un fatturato oltre i 400 milioni. E se sbagli un acquisto, paghi per anni. Chi resta stabilmente in Champions, nel giro di due-tre anni, supera tanti club».
SUPERPOTENZE – «Il PSG ha sbagliato tanto, ma dietro ha uno stato. Non è Oaktree o RedBird. La vittoria in Champions era solo questione di tempo. Lo stesso vale per il Manchester City. Nulla nasce per caso».
COMO – «Il Como ha proprietari ricchissimi, ma è una società privata. Come fai a competere con uno stato? È come se il Governo Meloni creasse un fondo sovrano per finanziare lo sport come strumento di soft power. Solo i paesi arabi fanno queste scelte strategiche. Chi ha più soldi, ha più chance».
MAIN SPONSOR – «La Lazio ha sofferto l’assenza di un main sponsor. Nel 2019 perse Marathonbet a causa del decreto dignità. Quei milioni andarono al Siviglia, non a noi».
NASDAQ – «Internazionalizzare il brand Lazio è giusto. Ma quotarsi al Nasdaq? Non mi pare una buona idea: la Lazio non ha la forza internazionale necessaria. Tuttavia, tournée, sponsor e nuovi investitori possono nascere da questa spinta. Il calcio italiano deve aprirsi. De Laurentiis ha detto che il 90% dei club è indebitato: ha ragione».
ATALANTA – «Sono stati intelligenti. Per un calcio sempre più caro servono capitali freschi. Non basta attrarre investitori, devi saperli tenere. Efficienza sportiva e aziendale devono viaggiare insieme: oggi mancano entrambe».
IL CALCIO ITALIANO SI STA GHETTIZZANDO – «I calciatori sono diventati “di categoria”. Anche se fai bene in C, poi resti in C. Una volta dalla B uscivano Immobile e Verratti. Oggi succede sempre meno».
STADIO – «Lo stadio è un asset patrimoniale. Sono passati vent’anni dal plastico dello Stadio delle Aquile. E nulla si è mosso. Nemmeno Berlusconi ci è riuscito. Se i presidenti aspettano la manna dal cielo, non costruiranno mai. Serve rischio d’impresa. Se credi nel progetto, devi investire».
LA LAZIO DEVE APRIRSI A INVESTITORI STRANIERI – «Lotito è presidente da tanti anni. Ma dove può arrivare la Lazio? È inevitabile che si apra a investitori stranieri. Se vede il club come un bene da tramandare ai figli, non ci sarà evoluzione. Non dico che non sappia gestire, ma tra dieci anni dove sarà la Lazio? Deve alzare l’asticella».