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Scudetto 1915, Mignogna: «Faccio un appello a tutti i tifosi della Lazio»

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L’avvocato Mignogna è tornato a parlare della questione relativa all’assegnazione dello scudetto del 1915: le sue parole

Intervenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia, l’avvocato Mignogna è tornato a parlare dell’assegnazione dello scudetto del 1915. Le sue dichiarazioni:

«Ormai mi considero il portavoce della verità e dei documenti riemersi in questa vicenda. Loro non possono parlare, allora lo faccio io per loro. Lo faccio nell’assoluta convinzione di essere nel giusto, perché per quanto possa durare questo procedimento il tempo non gioca a sfavore, anzi,  è inesorabile che col passare del tempo emergano altri documenti in grado di rafforzare la nostra verità storica. Per questo invito sempre gli amici laziali a lottare ancora insieme a noi, non sarà il tempo a farci perdere questo titolo».

SULLA RIVENDICAZIONE DEL TITOLO – «La questione dello Scudetto del 1915 è imparagonabile rispetto a qualsiasi altro titolo rivendicato, perché parliamo dell’unico Campionato interrotto per un evento extra campo. Quando c’è stata l’interruzione dei tornei calcistici per la pandemia nel 2020 l’attenzione mondiale si è rivolta proprio al caso dello Scudetto 1915, unico precedente simile, che però è restato a sua volta il solo a non essere formalmente definito neanche a posteriori. L’Italia è un paese particolare in cui a volte per motivi di opportunità e di politica interna alcune questioni non riescono a trovare sbocco, se non in un contesto più ampio. Pur non conoscendo fino in fondo le rivendicazioni altrui, per quello che ho potuto capire ogni squadra che accampa delle pretese, riguardo gli Scudetti anteguerra, un pizzico di ragione ce l’ha. Il Torino sottolinea come l’illecito che gli costò il titolo del 1927 non sussiste, così come il Bologna può rivendicare il suo secondo posto e la mancata assegnazione a suo favore post revoca. Il Genoa avanza le sue ragioni per il 1925, ma il Bologna risulta il legittimo vincitore sul campo. Per pacificare queste situazioni non sarei affatto contrario a tre pari merito, pur nella affermazione della particolarità assoluta del 1915».

SUL RALLENTAMENTO – «Nel 1921 quando le società del Nord fuoriuscirono dalla FIGC e crearono la Confederazione Italiana il fine era lo stesso della moderna Superlega, fare un campionato con meno squadre e con i proventi divisi tra un numero minore di club. In questi mesi è venuto fuori che andando contro quello che diceva il regolamento ufficiale del campionato 1914/15, le squadre e la stampa del Nord utilizzavano il termine “campionato italiano” in maniera impropria, per definire quello settentrionale. A quel tempo essere campione italiano e campione d’Italia non era la stessa cosa, perché quest’ultimo era solo il club che vinceva la finale tra Nord e Centro-Sud. Quando il presidente Gravina ha istituito la Commissione Storica per gli Scudetti contesi sicuramente aveva l’intenzione di venire a capo di tutta la situazione. La pandemia ha contribuito a creare un rallentamento, ma credo che siano intervenuti anche altri elementi a far “inceppare” il procedimento».

SULL’ASSEGNAZIONE INESISTENTE – «L’importante è capire che parlare di assegnazione d’ufficio al Genoa è sbagliato, così come parlare di delibera irreperibile. L’assegnazione d’ufficio del Campionato del 1915, infatti, non è irreperibile ma semplicemente inesistente, lo dicono le carte, non c’è nulla da ritrovare perché il titolo giuridicamente non è stato mai assegnato. Fu la Lega Nord dell’epoca a tramutare in titolo Nazionale il titolo Settentrionale, la FIGC ne prenda atto. Attraverso delle ricerche sul quotidiano il Popolo Romano risulta chiaramente come nell’aprile del 1922 ancora non c’era l’accordo tra Confederazione e Federazione, il che smentisce la tesi dell’assegnazione al Genoa nel dicembre del 1921 nell’ambito di una fantomatica pacificazione federale che a tutti gli effetti ancora non c’era stata».

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