2013

Doppia linea di gioco e tanto lavoro degli esterni, riecco la PetkoLazio

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Oltre il risultato, oltre le piccole sbavature in difesa, oltre il rigore non assegnato e oltre le occasioni da gol divorate, ieri a Varsavia si è rivista l’identità tattico-calcistica di mister Vladimir Petkovic. Un undici disegnato su una doppia linea di gioco che copre bene in fase di non possesso e si allarga bene sugli esterni durante la manovra offensiva. Che sia stato un 4-3-3 o 4-5-1 o un 4-3-2-1 non fa più differenza. L’identità di gioco c’è stata. Allenatore e giocatori si sono venuti incontro, loro hanno chiesto di difendere a quattro per sentirti più sicuri, il mister ha assecondato: buone posizioni, copertura quasi ottimale e soprattutto ottima conoscenza e applicazione degli automatismi che permettono alla linea posteriore di far ripartire l’azione dai centrali o dai terzini. Ottima anche la soluzione di un centrocampo a cinque con gli esterni larghi che hanno dato ai tre interni l’imbarazzo della scelta su chi appoggiare il pallone. Un ottimo Perea ha fatto da sponda, pressato il portatore e dato profondità. Felipe Anderson e Keita si sono fatti trovare quasi sempre liberi riuscendo a puntare l’uomo e ad accentrarsi. Notevole la prova di Felipe Anderson soprattutto dal punto di vista di ripiegamento. Ultima nota per Biglia che non solo ha salvato un gol praticamente fatto, ma ha distribuito il pallone con sapienza ed allo stesso modo ha pressato per 90 minuti durante le frequentissime incursioni di Hernanes e Gonzales in appoggio alla punta centrale. Adesso si, dopo mesi e mesi di latitanza, abbiamo rivisto la PetkoLazio.

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