2014

Manzini cuore biancoceleste: “Vivo per la Lazio! La Coppa Italia contro la Roma rimarrà nella storia”

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Non poteva mancare proprio lui, nel giorno del 114esimo compleanno della sua squadra del cuore. Maurizio Manzini, team manager biancoceleste, è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio:

Un bilancio sul 2013?
“Un anno che un po’ fotografa la nostra storia: grandi gioie e cocenti delusioni. Una vita passata sulle montagne russe, ma spero che ora arrivi un periodo di stabilità. Spero che, come in passato, quando viene un nocchiere esperto la squadra riesca a ritrovare la retta via”.

Il 26 maggio è il ricordo più bello?
“La Lazio, fortunatamente, di trofei prestigiosi ne ha vinti come la Coppa della Coppe, ma questo trofeo è stato unico e irripetibile. Per tutta una serie di fattori: contro i nostri rivali cittadini, a Roma, nello stadio Olimpico, lo stesso nel quale giocano anche loro. Ogni volta che la memoria va a quel momento la gioia non passa mai. Passeranno giorni, mesi, anni ma il ricordo di quella vittoria rimarrà scolpita nella mente di ogni tifoso laziale”.

Quest’anno le due squadre si potrebbero affrontare solamente in semifinale…
“Quindi il discorso è già chiuso per quest’anno”.

Sul ritorno di Reja…
“Senza nulla togliere allo stile di Petkovic, il ritorno di Reja mi ha fatto felice perché è stato come trovare un vecchio amico. Sono stato davvero molto contento e spero che possa ricalcare e migliorare che lui ha già percorso affianco alla Lazio, portandola traguardi sempre più prestigiosi. Al contempo voglio fare gli auguri a Petkovic, Manicone e Rongoni che possano trovare maggiori fortune altrove”.

Cosa ti rende orgoglioso di essere laziale?
“E’ una domanda difficilissima: ce ne sono stati tanti. Ogni secondo che ho vissuto, che vivo e che mi auguro di vivere è sempre il migliore momento perché lo vivo per Lazio, con la Lazio e all’interno della Lazio. Sembrerà banale, ma per un laziale vero è veramente il massimo”.

Perché non proporre un ruolo dirigenziale a Dabo?
“E’ una persona deliziosa, un amico, un gentiluomo e un’atleta esemplare. E poi rimarrà per sempre nella mente dei laziali per quel rigore contro la Sampdoria. Mi capita di rivedere spesso il suo rigore e ogni volta l’emozione è sempre nuova e più forte”.

Qual è la trasferta che ti ha lasciato qualcosa di più dentro?
“Non ci riesco ad indicarne una sola perché sono state talmente tante e interessanti che sarebbe impossibile metterne una davanti alle altre. Sicuramente è difficile scordare quella di Cracovia, dove per sciogliere la neve venne concimato il campo. Ricordo che alcuni giocatori si misero nel naso tamponi imbevuti di acqua di colonia”.

Sui ragazzi ancora detenuti a Varsavia…
“Trovo che questa, da parte delle autorità polacche, sia solo una meschina vendetta. E credo che da questa vicenda i responsabili dell’ordine pubblico polacco non ne escano bene, anche se a loro questo non interesserà. Le misure che hanno attuato sono state vergognose per un paese dell’Unione Europea. Uno dei tre ragazzi ancora detenuti è un tifoso dell’Inter che non c’entrava niente. Ripeto: questa è davvero una brutta storia per la polizia polacca”.

Sul ritorno dal Giappone ed il primo incontro con Lotito…
“Noi tornavamo dal Giappone con una situazione disastrosa: avevamo 13 giocatori, il medico ce lo aveva prestato la Roma e sapevamo che il giorno dopo la centenaria storia della Lazio sarebbe stata cancellata. Poi è apparso Claudio Lotito ed ha salvato tutto questo. Io lo ringrazierò sempre per questo. Ci sono stati grandi presidenti che hanno raccolto tante vittorie, ma lui ha salvato la Lazio. Piaccia o non piaccia, è la verità. Senza quell’intervento non saremmo qui a parlarne, eravamo morti. Lui si è caricato per anni e anni una rateizzazione non indifferente, con i soldi di una rata potrebbe comprare un buon giocatore, e nonostante tutto è riuscito a darci delle soddisfazioni. Simpatico o meno, come si fa a non essere grati a Claudio Lotito?”.

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