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Klose: «Sogno di diventare allenatore». E sul gol di mano…

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Il passato, il presente e il futuro di Miroslav Klose: tutto in un’intervista

Nel corso di una lunga intervista ai microfoni di Dfb.de, Miroslav Klose è tornato a parlare del suo futuro prossimo. Non ha dimenticato però il suo passato e le gesta che lo hanno incoronato come uno dei migliori attaccanti della storia del calcio. Il presenti si chiama Germania, in questi mesi si sta occupando soprattutto delle giovanili: «I nostri ragazzi sono messi nelle migliori condizioni per fare bene. Christian Wück e Michael Prus (ct delle due compagini, ndr) hanno lavorato molto intensamente con le loro squadre, hanno usato i dieci giorni qui in Spagna in maniera ottimale per prepararsi alle prossime sfide. Sono davvero sorpreso dell’alto livello che i ragazzi di 15,16 anni esprimono in campo. Mi piace soprattutto la velocità e il dinamismo che mostrano in attacco. Sono curioso di vedere come cresceranno e proseguiranno ulteriormente la loro carriera. Purtroppo io quando ero giovanissimo non mi sono mai confrontato ad alti livelli, non ho mai giocato in una Nazionale giovanile. I ragazzi qui sono fisicamente e a livello di gioco su un piano completamente diverso rispetto al mio alla loro età. Possono godere di una formazione maggiore nei loro club e nella Nazionale». 

L’ADDIO AL CALCIO – «Ho scelto deliberatamente quale fosse il momento migliore per chiudere la mia carriera. Non ero costretto da un infortunio o dalla mancanza di offerte, ma l’ho deciso perché ho voluto cambiare per me. La mia ultima partita è stata il 15 maggio 2016. Poi ho avuto sei mesi di tempo per fare cose che non potevo fare durante la mia carriera calcistica. Per esempio prendere i bambini, fare un giro in mountain bike o delle escursioni senza guardare l’orologio o senza avere la prossima partita in testa. Per un po’ mi sono divertito, ma poi ho sentito il bisogno di affrontare unove sfide… Poi ho sentito che avevo bisogno di una nuova sfida. L’ho trovata, e può andare d’accordo con la mia vita privata». L’umilta e la voglia di migliorarsi sempre, questi i motivi che hanno reso Klose indimenticabile: «Devi crescere continuamente. Nella mia carriera l’ho capito alla fine, ma è un punto su cui voglio insistere, soprattutto per i ragazzi giovani. Non vi accomodate sul vostro talento, cercate sempre di migliorare».

ESEMPIO DI LEALTA’ – Miro è stato un esempio non solo a livello sportivo, ma anche a livello umano. Sia quando nel 2005 con la malgia del Werder Brema rinunciò a un rigore, ma anche in occasione di quel Napoli-Lazio del 2012, in cui ammise di aver segnato colpendo la sfera con la mano: «Per me il fair play è la chiave del calcio e dello sport in generale. I ragazzi dovrebbero interiorizzare questo. E’ meglio quando qualcuno non ne parla soltanto, ma lo rende un esempio da seguire. Per me è sempre stato al primo posto, anche se non sempre ho ricevuto feedback positivi da parte della squadra, per le mie azioni. Per me, la cosa più bella è sempre stata incontrare, mesi dopo, bambini o adolescenti che mi dicessero: “Quello che hai fatto è stato straordinario”. Per me ha contato più questo che qualche elogio per un gol decisivo».

L’OBIETTIVO – «In questi giorni al seguito dell’U16 e 17 non avevo un compito specifico. Ho scelto di avere un assaggio di come lavorano le squadre giovanili. Come si prepara la formazione? Come ci si organizza? Come si lavora. E’ questo quello che mi interessa. Sono molto soddisfatto della procedura che sto seguendo. Sono anche grato alla Federazione che mi sta dando l’opportunità di completare la mia formazione. Personalmente, ho sperimentato molti allenatori nella mia carriera, cercando di imparare qualcosa da ciascuno. Adesso conoscere la crescita dei nostri giovani è un’opportunità che mi aiuta enormemente, portandomi ad affinare la mia comprensione del calcio. In particolar modo, la formazione dei giovani giocatori mi interessa, è una cosa che prendo molto a cuore». Tutto per realizzare l’obiettivo di diventare allenatore: «Sì, certo, quello è il mio obiettivo, ma non c’è fretta. Voglio fare ancora più esperienza con la Federazione tedesca, poi prenderò i patentini per allenare anche in altri campi. Ho capito che mi piace la prospettiva di allenatore e il lavoro giorno per giorno è davvero divertente».

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