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Lazio, reazione di cuore. Grinta e sacrificio e umiltà: così si torna in alto!

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L’analisi tecnico-tattica di Empoli-Lazio, vinta in rimonta dalla squadra di Inzaghi grazie ai gol di Ciro Immobile e Keita Balde Diao

La Lazio non si arrende, anzi riparte al doppio della velocità. Al minuto 67’ poteva cambiare tutto, invece nemmeno il tempo di esultare che arriva la reazione: rabbiosa, grintosa, di nervi. Il gol di Krunic, sapeva di beffa, quasi quanto quello di Suso, ma i biancocelesti hanno saputo rialzarsi e si sono subito rimessi in carreggiata. Tanto gioco nel primo tempo, molto affanno nel secondo. Più tempo trascorreva, più saliva l’ansia del risultato. Gol da rapaci d’area di Immobile a Keita, in netta controtendenza rispetto a quanto visto in questa stagione. Le occasioni sono state tante, come sempre, ma ieri la partita era di quelle “sporche”, difficile da sbrogliare per una squadra poco cinica. L’Empoli di raro è riuscita a impensierire Strakosha, mai operoso così come contro il Milan. Il problema è sempre sotto porta, lì dove tanto si crea e poco si concretizza, anche se ieri la Lazio, è stata brava a sfruttare quelle occasioni poco limpide e a trasformarle in reti da tre punti. Fondamentale la spinta degli oltre mille tifosi giunti a Empoli. La vicinanza e l’incitamento sono stati encomiabili; la speranza è che i biancocelesti, tornino a giocare in casa anche all’Olimpico e non solo in altri stadi.

INTENSITÁ – Pressing asfissiante, a tutto campo, su tutti i calciatori avversari. Già dopo un minuto, nell’occasione della follia di Rizzoli, si era capito a che tipo di partita si stava andando incontro. La Lazio ha dettato il ritmo alla partita per tutta la durata della stessa,  lavorando ai fianchi l’Empoli, costretta ad arrendersi nel finale. La squadra di Inzaghi è una di quelle che corre di più, riuscendo ad abbinare una buona tecnica ad un’intensità spaventosa. La rapidità di manovra non è mai mancata, se non in qualche rara occasione, ma sicuramente uno dei punti di forza dei biancocelesti è proprio questo, la condizione fisica. Di questa intensità però, non sempre ne viene fatta una prerogativa, dato che la Lazio, è anche abile nel giocare a ritmi più blandi, gestendo magari meglio la palla in situazioni di vantaggio. Come tutto il resto, anche questo aspetto viene regolato in base a chi si ha difronte, Inzaghi sotto questo aspetto, ha da insegnare a molti.

INTERMITTENZA FELIPE
– Prende, parte, punta, poi viene fermato. Una volta, due, tre. Sempre lui, l’uomo in più e quello in meno, allo stesso tempo. Su di lui si resterà sempre combattuti. Non è più un giovanissimo ormai, si avvicina ai 24 anni e ci si aspetta qualcosa in più. Il suo problema non è nei piedi, bensì nella testa. In quella testa dove regna troppa umiltà e poca sfrontatezza, così da renderlo uno dei tanti, pur avendo qualità fuori dal comune. Le sue partite vivono di fiammate e di giocate estemporanee che possono sempre far male alle difese avversarie, ma non può bastare soltanto questo. Il suo rendimento complessivo è comunque sufficiente, dato che la sua discontinuità viene notata nell’arco dei 90 minuti più che sul lungo periodo; incredibile come riesca ad alternare a distanza di pochi minuti, giocate da fenomeno ad azioni superficiali e di poca concretezza. La solita lampadina in grado di accendersi e spegnersi troppo spesso. Felipe è questo, croce e delizia, tanti pregi e tanti difetti. Prendere o lasciare. In questa Lazio nonostante tutto è uno degli indispensabili, quindi non resta che “prendere”.

MAGO INZAGHI – Oltre alla valorizzazione dei tanti giovani presenti in rosa, una delle qualità migliori del mister, è il saper leggere le partite a gara in corso e modificarne l’andamento. Poche sono le occasioni in cui sono stati sbagliati i cambi, molte di più invece, le matasse sbrogliate grazie ad un innesto dalla panchina. Nel caso specifico di ieri, non potendo disporre di Lombardi, quasi sempre entrato nei tre cambi, viene deciso di escludere Keita dall’11 iniziale, così da renderlo devastante a mezz’ora dalla fine. La Lazio è una squadra che spende tanto e ad un certo punto della gara, necessità di freschezza, quella freschezza data ieri dal senegalese. Una volta sbloccata la partita, quasi sempre viene inserito un difensore, abbassando di molto il baricentro, correndo un rischio abbastanza calcolato. In questo caso, si vede la grande forza mentale di una squadra, in grado anche di soffrire nei minuti finali, dove le forze diminuiscono e la pressione aumenta. Anche se tutti schiacciati nella propria metà campo, stremati dalla fatica, difesa e centrocampo si compattano, riuscendo a creare un muro davanti al portiere, così da riuscire a portare a casa il risultato, senza patemi. Inzaghi e i suoi ragazzi devono ancora migliorare tanto, ma il loro processo di crescita è già a buon punto. Alzi la mano chi si sarebbe aspettato una Lazio in semifinale di Coppa Italia e a 47 punti dopo 25 giornate.

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